(C. ZUCCHELLI) –Giorgio Rossi, il primo della fila. Titolo del libro di Massimo Izzi, giustissimo per descrivere lui, ufficialmente massaggiatore della Roma ma in realtà molto di più. Non basterebbe un’enciclopedia intera per raccontarlo, non basteranno gli applausi dell’Olimpico domani sera per salutarlo. Domani Roma-Catania. Domani l’ultima partita in casa di Rossi. Cinquantacinque anni a Trigoria, prima fratello, poi padre e adesso quasi un nonno per tutti i giocatori che sono transistati a Roma. Con qualcuno il legame è davvero quasi familiare, con qualcun altro è d’affetto e basta, con altri ancora c’è solo rispetto. Che è comunque tanto. Tantissimo. Ottantun anni, di cui più della metà trascorsa nella Roma. […]
Un uomo discreto, che non ha mai tradito le confidenze di allenatori e dirigenti e che nessuno meglio di Francesco Totti ha saputo descrivere proprio nel libro di Izzi: «Un aggettivo che descriva fino in fondo quanto sia speciale Giorgio è impossibile, non esiste». Ancelotti, invece, lo descrive così: «A lui non interessa se sei un campione o l’ultimo dei ragazzi della Primavera, guarda la persona. È eccezionale». A Giorgio Rossi mancherà la Roma, c’è da giurarci. Ma è stato lui stesso, qualche giorno fa, a dire che «a 91 anni ho bisogno di riposarmi. Ricordo che fu Renato Sacerdoti, nel 1957, a farmi firmare il primo contratto con la Roma. All’epoca l’allenatore era Masetti, che da giocatore aveva vinto lo scudetto del ’42. In 55 anni, ho sempre avuto un contratto annuale, da luglio a giugno dell’anno dopo.[…]