(D. Galli) – Ufficialmente, il Catania non libererà Montella. Ufficialmente. In realtà, l’Aeroplanino è più vicino a riatterrare sulla pista romana, anche se non è il solo nome su cui sta lavorando la Roma. Comunque, ci siamo. Ancora qualche giorno e sapremo chi erediterà la panchina di Luis Enrique. Lo spartiacque era l’assemblea dei soci di ieri, quella del Catania. La nomina di un amministratore delegato è un fatto di rilievo, è un qualcosa che occupa i pensieri di un presidente. Pulvirenti lo aveva detto in un intervento di qualche giorno fa a Radio Radio: la nostra priorità è l’ad, poi rifletteremo sul tecnico. La prima parte del piano (se si può chiamare così) si è realizzata ieri, ora a Catania si potranno concentrare sulla grana-Montella. La scelta è ricaduta sull’ex dg della Samp, Sergio Gasparin. Insieme, hanno ribadito che Vincenzo non si muove. “È il nostro allenatore – ha spiegato il presidente del Catania – e ha un contratto fino al prossimo anno, spero di essere stato abbastanza chiaro. E smentisco categoricamente di avere chiesto alcuna contropartita economica o tecnica” per lasciare libero il tecnico. Una posizione, questa, ribadita anche da Gasparin: “Il contratto di Montella scade nel 2013. Il presidente è stato preciso circa le intenzioni della società. Io le confermo”.Sarà così? Domanda lecita, perché queste sono parole.
Poi ci sono i fatti. E i fatti dicono che Montella ha detto addio alla panchina siciliana, che qua c’è la sua famiglia, che lui sta già pensando a come far giocare la Roma, che è stato il primo allenatore cui hanno pensato a Trigoria, dove Vincenzo è di casa. L’oltranzismo del Catania è comprensibile. Montella ha fatto benissimo al Massimino, laggiù era una sorta di idolo. L’impressione è che il club siciliano voglia fare di tutto affinché sembri, alla fine, che la rottura era inevitabile, che un allenatore non può essere trattenuto contro la sua volontà e che la parola data vale più di un contratto. Tra Vincenzo e Pulvirenti c’era infatti un patto tra galantuomini, c’era la promessa che se una grande avesse chiesto Montella, il Catania lo avrebbe lasciato andare. In ogni caso, a Trigoria stanno lavorando su un ventaglio di ipotesi. Molti fanno il conto dei giorni che sono trascorsi da quando si è saputo dell’addio di Luis Enrique. È un errore. Non è così che funziona alla Roma. La nostra società non ha un presidente padrone, uno che decide senza ascoltare nessuno.
La Roma ha un management invidiato, ha Baldini e Sabatini che si confrontano su vantaggi e svantaggi di ogni soluzione. A ogni papabile tecnico si stanno ponendo delle semplice domande. Come vorrebbe far giocare la Roma? Quali giocatori vorrebbe prendere e quali vorrebbe cedere? Il ragionamento che fanno a Trigoria non fa una grinza: se uno vuole stravolgere la rosa, mandando in fumo un anno di acquisti, di denaro, di lavoro, grazie e arrivederci. Si sta scegliendo la soluzione migliore e la fretta non aiuta, come non aiuta l’impazienza. Dalla Roma non filtrano indiscrezioni sui nomi. Montella è un candidato serissimo, ma in questa lista c’è anche André Villas Boas, ex delfino di Mourinho ed ex tecnico del Chelsea. Un’esperienza negativa, quest’ultima, amplificata dal trionfo del suo traghettatore Di Matteo: prima l’FA Cup, poi la Champions. Ora c’è chi dice: e che prendiamo uno che ha appena fallito? A loro risponde il curriculum internazionale di Villas Boas, campione di Portogallo nel 2011 con il Porto e vincitore dell’Europa League. Non è un’alternativa a Montella, è un grande allenatore che la Roma sta valutando. In Inghilterra sostenevano che fosse in procinto di accettare una proposta del Liverpool, dopo il benservito a Dalglish.
Ma adesso sembra che la panchina dei Reds sia una questione a due tra Martinez del Wigan e Deschamps dell’Olympique Marsiglia, con il possibile inserimento di Capello, considerato però in pole per un’altra panchina, quella del Chelsea. “Noi cerchiamo un progetto tecnico molto forte, solido e duraturo nel tempo”, ha spiegato a Romagiallorossa.com il suo agente Carlos Goncalves. “Villas Boas – ha continuato – vorrebbe tornare ad allenare a queste condizioni, ma se queste componenti mancheranno, non ci faremmo problemi a stare fermi”. E la Roma il progetto «molto forte, solido e duraturo nel tempo» ce l’ha da un anno.