(C. Zucchelli) – “Sono tornato a Roma da Manchester. E non ho intenzione di muovermi”. Il tono di voce è basso, ma i contenuti sono perentori. Forti. David Pizarro, fresco campione d’Inghilterra col City di Roberto Mancini, si gode la vittoria di un titolo “inaspettato” ma mette subito alle spalle l’esperienza inglese. Cinque presenze in Premier, nessun gol ma, dicono dall’Inghilterra, un’importanza non da poco nei momenti cruciali della stagione del club di Manchester. Ha lasciato la Roma dopo 5 anni e mezzo e lo ha fatto controvoglia. Colpa di tanti problemi fisici e di un rapporto con Luis Enriqueche lui, dalla sua casa nella Capitale, definisce “inesistente».”Trentatrè anni da compiere, da settembre a gennaio ha messo insieme appena cinque apparizioni in giallorosso.
La Roma lo ha ceduto in prestito secco al City al termine di una trattativa durata appena un paio di giorni: “La telefonata di Mancini – racconta il cileno – è arrivata all’ultimo e ho accettato anche se non avevo intenzione di lasciare Roma”. Non è stato facile farlo: motivi professionali e familiari. Ha fatto il pendolare per qualche mese, ma adesso Pizarro ci riprova: dice che vuole finire la sua carriera europea in giallorosso, poi tra un anno, alla scadenza del contratto, tornerà in Cile. Con la società non ha ancora parlato, ma conta di farlo presto. Magari dopo aver saputo il nome del nuovo allenatore. Montella, si sa, è in pole. E il loro rapporto è ottimo. Ma anche se arrivasse qualcun altro per David “non cambierebbe nulla. Mi sento bene e sono molto motivato“.
Difficile non esserlo dopo che, appena 8 giorni fa,è arrivato un titolo così importante.
Ride. Quando eravamo sotto in classifica nessuno si aspettava che ce l’avremmo fatta a recuperare. Mancini mi chiedeva sempre consigli, si riferiva al 2010, quando con la Roma abbiamo rimontato tutti quei punti all’Inter. Vista la mia esperienza voleva che dessi una mano, come se io fossi uno specialista di quei recuperi miracolosi…
Dopo la vittoria nel derby sembravate a un passo dal titolo.
Sì, ma noi non pensavamo che era fatta perché poi dovevamo affrontaresquadre che si giocavano qualcosa di importante, sia il Newcastle che si giocava la Champions in casa sua, sia il Qpr che si doveva salvare e che ci ha complicato la vita fino all’ultimo secondo.
Gli ultimi cinque minuti, dall’inferno al paradiso.
Abbiamo perso parecchi anni di vita, ci stava cascando il mondo addosso, sembrava che tutto stesse andando a monte, era incredibile quello che stava succedendo. Uno guardava il campo e non ci credeva. Ti giuro, sembrava un incubo.
Poi il gol di Aguero.
E l’esplosione dello stadio. Un’emozione inspiegabile, non ti so trovare le parole giuste. (Silenzio). Bellissimo.
Dopo una vittoria così al fotofinish hai pensato a Catania o Verona? A quegli scudetti con la Roma sfuggiti all’ultima giornata?
Ho pensato a Roma-Samp, devo essere sincero. Mi è venuta in mente dopo qualche minuto dopo la fine della partita (ancora silenzio). Se avessimo vinto quella sera poi era fatta, le altre partite erano più semplici, quello scudetto non ce lo avrebbe tolto più nessuno. Negli ultimi cinque minuti della partita col City si sono affacciati quei fantasmi lì che per fortuna non si sono ripetuti. Ed è andata diversamente.
Dal passato al presente:dove sei adesso?
A casa mia a Roma.
Il tuo futuro cosa prevede?
Me ne vado prima in vacanza e poi tornerò a Roma. Per restare. Spero di finire la mia carriera europea qui a Roma. Ho ancora un anno di contratto e non ho intenzione di muovermi. Finirò qui. Sono molto motivato. Anche perché a novembre diventerò papà per la terza volta e vorrei che mio figlio fosse romano. E romanista. Gli altri due (Davca e Bastian, 10 e 9 anni) già lo sono.
Maschio o femmina?
Ancora non lo sappiamo.
Come stai fisicamente?
Bene. Bene.
Si era detto e scritto che a gennaio pensavi di andare alla Juventus per ritrovare il tuo preparatore e amico Bertelli, l’uomo giusto per rimetterti in forma.
Facciamo chiarezza: io non mi volevo muovere da Roma. Non volevo andare da nessun’altra parte, soprattutto in Italia, e ho cercato fino all’ultimo di restare qui. Poi, all’ultimo, è arrivata la telefonata di Mancini. Non me l’aspettavo, è stata una cosa improvvisa. Ma a dir la verità non mi aspettavo neanche di cambiare aria.
Con lui,ai tempi dell’Inter,sembrava non esserci un grande feeling.
Non è proprio così, c’erano altri problemi in quel periodo.
Il tuo rapporto con Luis Enrique.
Non posso dire nulla di questo.
Cioè?
Non c’è nulla da dire. Il rapporto è sempre stato praticamente inesistente. Non c’era.
Ti aspettavi che le cose andassero così?
Dovreste chiedere a lui certe cose. Non a me.
La stagione della Roma è andata come credevi?
Ripeto: per quanto mi riguarda mi aspettavo di non cambiare aria. Per quanto riguarda la Roma invece, come tutti, mi aspettavo qualcosa di diverso. Qualcosa in più, almeno.
Su un social network sul tuo telefono hai scritto spesso “Daje Roma”.
Beh ci mancherebbe. Anche se sono andato via per qualche mese i miei compagni sono sempre stati molto importanti per me.
La tua famiglia è rimasta a Roma?
Sono rimasti tutti qui. Io mi sono sacrificato e sono partito da solo.
Venivi a Roma nei giorni liberi?
Sospira.Poco, a dir la verità. Perché siamo entrati in una fase importante della stagione, delicata, e quindi mi sono mosso poco.
Erano allo stadio l’ultima giornata?
Sì, certo.
Della Roma ti ha scritto qualcuno dopo la vittoria?
Sì, in tanti. Io sono rimasto sempre in contatto con tanta gente.
Un nome in particolare?
Bruno Conti.
Per la panchina della Roma si fa il nome di Montella.Il tuo rapporto con lui è sempre stato forte.
Non mi cambia nulla il nome del nuovo allenatore, Montella che è molto bravo, o chi per lui. Come dicevo prima, a me interessa solo terminare la mia carriera europea qui nella Roma poi finirò in Cile a Valparaiso. Se davvero arriverà Montella si farà trovare pronto, però non dico altro perché non sono abituato a parlare delle cose che non sono ancora sicure.
Ultima domanda: in Inghilterra che percezione si ha del calcioitaliano e dello scandalo del calcio scommesse?
Non se ne parla bene, questo è poco ma sicuro. Non siamo ben visti, sono uscite cose, nomi di colleghi e altro, che nessuno si aspettava. È una storia brutta, ma brutta sul serio. E all’estero se ne parla. Purtroppo.