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IL ROMANISTA Rossi: “A me piaceva Spalletti”

Luciano Spalletti

(M. BIANCHINI) – E’ impegnato in un “massacrante” tour in diverse città italiane per promuovere, insieme con la moglie, Federica Cappelletti, giornalista di QN, il suo libro “1982, Il mio mitico mondiale“. Della cui stesura la stessa Cappelletti ha gran parte dei meriti. Stiamo parlando diPaolo Rossi e dei suoi grandi mondiali di Spagna. “Pablito”,campione del mondo con la nazionale di Bearzot, capocannoniere di quel torneo, ed ex pallone d’oro, si è gentilmente ritagliato un piccolo spazio temporale per rispondere alle domande del “Romanista”, e non è stato affatto tenero con la stagione giallorossa appena conclusasi. Ma è “Pablito”, e gli è “concessa” facoltà di critica comunque. Anche se mette diplomaticamente afferma di «non poter formulare giudizi precisi, vivendo lontano dalla realtà calcistica della Capitale».

Che ne pensi della stagione della Roma e del nuovo progetto della Società?

«Voglio essere onesto e lo faccio anche per rispetto verso i meravigliosi tifosi romanisti . A me pare che il famoso progetto tecnico, di cui si parla tanto, sia miseramente fallito. Avevano scommesso tutto su Luis Enrique il quale non è proprio riuscito a legare sia con la squadra che, mi sembra, con la città. Si pensava di poter ripetere l’esperimento di Barcellona ma, diciamo la verità, della squadra di Guardiola, non si è vista neppure l’ombra. Però è impensabile credere che la nuova proprietà americana, la quale mi pare ambiziosa e di grandissimo spessore, non abbia già individuato le correzioni giuste da apportare».

Quale ti è sembrato l’aspetto più negativo?

«Sinceramente sono rimasto deluso dalla squadra nel suo complesso. La Roma quest’anno, ha incassato una valanga di gol. La fase difensiva è sembrata latitante. Insomma non mi ha mai entusiasmato, anzi».

Un giudizio franco ma abbastanza impietoso. Tutto da gettare, quindi?

«Assolutamente no. Sono usciti fuori, in senso positivo, alcuni giocatori veramente interessanti . Mi riferisco a Lamela, Borini, Bojan, Osvaldo, Pjanic, Gago, che però devono ancora raggiungere la piena maturazione».

C’è da ricordare che i nuovi dirigenti romanisti avevano messo in preventivo le difficoltà che si sarebbero incontrate all’inizio del loro programma…

«Vero, non è un dettaglio da poco e non va trascurato».

Insomma, un anno di assestamento o un anno perso?

«Nel calcio è sempre difficile individuare dove risieda la verità, se non guardare i risultati che alla fine sono quelli che contano. Non essendo riuscita a raggiungere la qualificazione alla zona Champions, io dico che il campionato della Roma sia da considerare ampiamente deficitario. La Capitale merita una grande squadra. Potenzialmente esistono le carte in regola per riallinearsi presto fra le grandi del campionato. Però, non subito. La Roma deve ripartire daccapo puntando su un mix di giovani e uomini di esperienza. Certo, la squadra non è agevolata dal cambio della guida tecnica, di gioco e di mentalità. Voglio concludere rendendo omaggio a quello che considero un grande allenatore, Luciano Spalletti. A me piaceva molto la sua Roma, spettacolare e concreta. Ma ora è necessario voltare decisamente pagina. Baldini e Sabatini, uomini di collaudata esperienza, sapranno sicuramente allestire una squadra altamente competitiva. Ci manca nel panorama del nostro calcio, ma conto di poterla ammirare fin dalla prossima stagione. E’ il mio augurio che rivolgo sia alla Società, che alla sua splendida tifoseria».

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