(G. Boserman, C. Ivone) – Un amore quando è puro, reale, sincero travalica il tempo, dimentica le incomprensioni e, anche dopo 13 anni, può risbocciare come se fosse passato un solo giorno dall’addio.
Non sappiamo se questa storia avrà il suo lieto fine ma è certo che, in queste ore, il protagonista maschile sta vivendo una lotta interna fatta di sentimenti, vecchi e nuovi. Zdenek Zeman, diventato nelle ultime ore un candidato concreto alla panchina della Roma, è stato molto combattuto tra il ritorno nella città (…) alla quale è sempre rimasto legato in modo viscerale oppure continuare il percorso iniziato quest’anno in riva all’Adriatico. Un Adriatico che, ritrovata la massima serie dopo 20 anni, non vuol veder andar via colui che ha compiuto questo miracolo. Sabato a Pescara si respirava un’aria strana: c’era un misto di euforia, per la gioia della promozione in serie A, e di malinconia per la paura che il Boemo non fosse più l’allenatore dei biancazzurri. Gli umori, e le prospettive future, non erano certo delle migliori perché quasi tutti, dalla tifoseria organizzata agli addetti ai lavori ai dirigenti, si sono espressi come se il mister avesse già preso la sua decisione.
Fuori dall’albergo dove la squadra si è riunita prima di andare allo stadio per giocare l’ultima gara contro la Nocerina, tra un autografo di Insigne ed una foto con Anania, le frasi erano più o meno dello stesso tenore: «Purtroppo dalla prossima settimana dovremo pensare ad un altro allenatore ». (…) «Sappiamo tutti che sarebbe rimasto qui ma andrà via per il suo legame forte con la Roma», «Ci dobbiamo abituare all’idea di vederlo su un’altra panchina la prossima stagione». Eppure c’era anche chi non si voleva arrendere affermando che «canteremo novanta minuti solo per lui sperando ci possa ripensare e decida di non andare alla Roma». Un amore vero quello degli abruzzesi per il Boemo di ghiaccio che, parole sue, ha sempre affermato di aver vissuto quest’anno una delle annate più belle ed intense della carriera. Eppure tutto ciò potrebbe non bastare a trattenerlo nella città che ha visto i trionfi di Galeone, in panchina, ed Allegri, in campo. Nella tribuna stampa dello stadio Adriatico, gremito in ogni ordine di posto per la festa promozione, il clima non era diverso da quello dei supporters biancazzurri. Tutti, dai colleghi della carta stampata a quelli delle tv locali o dei siti internet, avevano stampata in volto l’espressione di coloro a cui viene tolta l’aria. Qualcuno ha anche fatto fatica a trattenere le emozioni ed a ricacciare indietro una lacrima per il passo d’addio di Zeman.
Infine gli stessi vertici della società, sempre sicuri della prosecuzione del rapporto con il tecnico di Praga, nel post gara hanno preferito evitare domande sull’argomento rispondendo sempre con un laconico: «Oggi è la festa del Pescara e dei ragazzi. Al resto penseremo da lunedì». Queste le parole del Presidente Sebastiani che, se non sanno proprio di addio, ci sono incredibilmente vicine. E lui, il protagonista di tutta questa storia come ha reagito di fronte a questa dimostrazione di affetto infinita? Ha ringraziato la società, la squadra, i tifosi rimanendo però sempre chiuso dietro la sua maschera indecifrabile. Una maschera che si è sciolta in un solo, unico momento. Quando ci siamo avvicinati a lui prima che salisse sul pullman per andare allo stadio e, tornando un attimo tifosi, gli abbiamo detto: «Mister noi l’aspettiamo a Roma». Lui ci ha guardato, gli occhi gli si sono illuminati, ha sfoggiato il suo sorriso sornione e ci ha solo detto: «Ehh…».