E adesso la parola tocca a Stefano Palazzi, superprocuratore federale, e al suo pool di investigatori: scatta subito una nuova inchiesta (sportiva) che coinvolge importanti personaggi della serie A, come Conte e Mauri. E di conseguenza anche alcuni club di spicco. Le accuse al tecnico fresco campione d’Italia si riferiscono infatti al periodo in cui allenava il Siena, ed è quindi il club toscano che risponde (eventualmente) di responsabilità oggettiva. Ma se Conte dovesse essere deferito per associazione per delinquere (articolo 9 del codice di giustizia sportiva) anche la Juventus potrebbe andare a processo come è successo alla Sampdoria per Bertani e allo Spezia per Carobbio e a questo punto per le normative Uefa potrebbe non essere iscritta alla Champions. Palazzi ha aspettato ad interrogare Conte, e altri calciatori (Mauri era già stato sentito e aveva negato tutto) forse perché sapeva del blitz di Cremona: ma ora preparerà un altro fitto calendario di interrogatori (sinora sono stati sentiti già 111 tesserati…) e chiuderà questa nuova inchiesta entro fine giugno.
Processi a luglio, massimo primi di agosto, in tempo utile per dare all’Uefa la lista delle squadre italiane ammesse alle Coppe. Ma cosa rischiano tesserati e club? In caso di omessa denuncia la squalifica è di 8 mesi, ma può scendere a 3-4 mesi se il calciatore, o l’allenatore, patteggia. In caso di illecito invece è molto più pesante: da tre anni sino alla radiazione. La Juventus quindi rischia di dover cercare un nuovo allenatore, nel caso ovviamente le accuse a Conte fossero confermate anche in ambito sportivo (secondo alcune voci il club bianconero si starebbe interessando a Guardiola). Per i club coinvolti invece si va dalla retrocessione all’ultimo posto in classifica (in caso di responsabilità diretta) sino alle penalizzazioni. Che deve essere afflittiva, se non incide sulle classifiche appena chiuse va scontata la prossima stagione sportiva (è successo lo scorso anno all’Atalanta). Ma se Mauri fosse condannato dalla giustizia sportiva, ecco che la stessa Lazio potrebbe avere, come responsabilità oggettiva, non solo una penalizzazione (tre punti?) da scontare il prossimo anno ma rischierebbe seriamente di non partecipare all’Europa League. Sì, perché le norme Uefa sono severissime e basta un “coinvolgimento”, diretto o anche indiretto, per essere esclusi. Sarebbe davvero un bel danno per un club come la Lazio che l’Europa se l’era meritata sul campo. Ma i club adesso stanno studiando un sistema di norme per difendersi dai calciatori “infedeli”. Vedi il caso dell’Atalanta che per colpa di Doni è già stata penalizzata di sei punti nel torneo appena concluso e ora ne rischia altri (due o tre?) per la prossima stagione. Da notare che Palazzi al momento ha a disposizione le carte di Cremona e Bari, non ancora quelle della procura di Napoli che indaga da tempo su un incontro sospetto fra Napoli e Sampdoria. Di sicuro, anche nel prossimo processo, che si apre il 31 maggio a Roma, sarà la corsa a patteggiare. Mai visti così tanti pentiti nel calcio… Una curiosità infine: dopo il clamoroso blitz di Cremona, che sconvolge il mondo dello sport, la Rai ha annullato la conferenza stampa prevista per stamattina a Viale Mazzini. Avrebbero dovuto presentare il palinsesto di Londra 2012. Meglio aspettare tempi migliori.
Arriva la fidelity card: ma cosa cambia?
In settimana l’Osservatorio del Viminale darà le linee guida per la prossima stagione: non dovrebbe cambiare nulla per quanto riguarda la tessera del tifoso, che sarà necessaria, anzi indispensabile, per fare l’abbonamento e per andare in trasferta. La trasformazione in fidelity card (carta fedeltà) infatti dipende dai club, più che dal Viminale: di sicuro, e questo è un fatto positivo, non sarà più una tessera-business, ma bisogna vedere se davvero le società hanno intenzione di venire incontro ai loro tifosi. Come? Semplice, facendola diventare davvero una carta fedeltà, come quella dei supermercati o dei benzinai. Sconti, facilitazioni, punti-premio, eccetera. Per ora su questo terreno si sono mosse Siena, Udinese, Milan. La Juventus, con il suo nuovo stadio, è un esempio da seguire (a parte i cori razzisti che hanno rischiato di costare la squalifica del campo). Altri club fanno poco, o nulla, per i loro sostenitori. Perché, ad esempio, non si battono per cancellare l’articolo 9? E’ quello che vieta al tifoso di avere la “tessera” se ha avuto una condanna (o un Daspo) nei cinque anni precedenti. E’ semplicemente assurdo: lo stesso Osservatorio è contrario a questa norma, ma a livello politico, tranne un tentativo dei Radicali, non si muove nessuno. Silenzio totale. Speriamo che almeno quest’anno non ci siano più quei problemi che ci sono stati in molti casi per l’acquisto dei biglietti. Situazioni a volte grottesche, con padri che non potevano portare i loro figli allo stadio. L’Osservatorio ha promesso la massima attenzione. La fase dell’emergenza è finita, forse è arrivato davvero il momento di rivedere, con serenità, l’intera materia degli stadi. Ha detto bene Cesare Prandelli: “Non c’è niente di male ad essere ultrà”. Sbaglia clamorosamente chi associa gli ultrà ai violenti. Non è così. Ci sono anche violenti fra gli ultrà come ci sono in tribuna d’onore, e in altri settori dello stadio. All’estero i club hanno una maggiore attenzione per i loro tifosi, c’è più rispetto: facilitato forse dal fatto che gli stadi sono di proprietà, è vero. Che le regole sono più chiare. Da noi, sovente, ci si ricorda dei tifosi quando c’è da “spremerli”: presto inizia la campagna abbonamenti. Vedrete che i club si ricorderanno dei loro tifosi… A proposito: che fine ha fatto il famoso albo degli striscioni? Non se ne parla più. Per fortuna.
Fonte: Repubblica.it