ROMA – “Me ne vado perchè sono molto stanco, ho dato il 100%. Non recupererò questa forza durante l’estate, come faccio a essere utile alla squadra? Non allenerò il prossimo anno. E’ stata un’avventura bellissima”. Luis Enrique si congeda dalla Roma. Il tecnico spagnolo lascerà la società giallorossa al termine del campionato che si chiude domani con il match in programma a Cesena.
L’annata romana è stata caratterizzata dal rapporto ‘vivace’ con i media. E anche l’ultima conferenza pre-partita è un’ulteriore conferma: “Due giorni fa, ho avuto una riunione con la mia squadra e con il mio staff. Ho detto quello che pensavo e quello che sentivo, ho salutato i giocatori in spagnolo. Ho parlato con il cuore, non lo dimenticherò mai. Devo muovere una critica”, dice. “Tutto quello che è stato detto è una bugia. Qui, su un foglio, ho tutto quello che è stato detto ai giocatori. Non lo mostrerò, ma è qui. Ed è diverso da quello che è uscito sulla stampa: dovrei essere abituato, ma mi dà fastidio. Questo è un bel posto, ma c’è bisogno di aiuto”, afferma prima di lanciare un ‘appello’: “Spero che chi arriva dopo di me non debba soffrire quello che ho passato io. L’ambiente qui è duro per gli allenatore? Meglio se parlate tra voi… Non tocca a me dare consigli, ma servirebbe un po’ più di pazienza…”, dice rivolgendosi ai cronisti.
“La conferenza dopo la partita -aggiunge successivamente- è stata la cosa più massacrante”. Nessun problema, invece, con il simbolo della Roma, Francesco Totti: “Dopo un’esclusione gli ho detto che non c’era nessunissima guerra nei suoi confronti, anzi. Ho parlato tante volte di Totti, mi sto quasi innamorando. Mia moglie è un po’ preoccupata… Francesco è stato speciale. E’ stato un piacere allenarlo, è un campione”.
Tra i ricordi più lieti, c’è quello legato al rapporto con gli altri allenatori: “I miei colleghi sono stati gentilissimi. Mi hanno fatto i complimenti, non solo quelli che mi hanno battuto… anche quelli che hanno perso”. La Roma di Luis Enrique ha perso spesso. Il tecnico asturiano, però, non rinnega le sue idee. “Sono convinto che in Italia si possa giocare un bel calcio. Mi piace attaccare, cercherò di migliorare la fase difensiva. Ho commesso sicuramente tanti errori, ma nel giorno dell’addio sarebbe brutto parlarne… -dice con un accenno di mea culpa-. Ho cercato di far capire ai giocatori cosa avrebbero trovato in partita, quello era il mio compito: facilitare il loro lavoro. Ogni sconfitta è stata un dispiacere enorme: io voglio vincere ogni partita, voglio vincere in ogni allenamento”. “Non mi sono mai pentito di essere venuto alla Roma. La mia famiglia sta benissimo qui, ho dovuto convincerla ad andare via. Rimarrò qua a Roma qualche mese per conoscere la città”, dice. “Riprovare ad allenare in Italia? Chi lo sa, forse a Roma…”.