(F. Bocca) Due allenatori che prendono cappello e se ne vanno, salutano e lasciano Roma interdetta. Roma e Lazio sono (dovrebbero essere) due grandi club, due luoghi di arrivo per chi fa calcio, posti dove rimanere più a lungo possibile. E invece no, Luis Enrique ed Edy Rejase ne sono andati.
Lo spagnolo dopo appena un anno ha detto di essere stanco, di non essere riuscito a dare tutto quello che voleva alla squadra e anzi di averla forse frenata e condizionata. Edy Reja ha detto chiaramente che l’ambiente di Roma è negativo, che scioglie nell’acido delle polemiche le poche cose buone che si riescono a fare. Insomma a Roma in poche parole si sta male o quanto meno a disagio, spesso esaltati ma più spesso nel mirino della critica e di una piazza umorale. Roma vive un calcio estremizzato, vuole e chiede emozioni forti che oggettivamente al momento i due club non possono dare. Gli allenatori si trovano spesso nel mezzo, impossibile rispondere a queste enormi sollecitazioni. Enrique se ne è andato dopo un anno, era stato contestato alla fine certo, ma gli era stato chiesto quasi in ginocchio di rimanere. Reja ha salvato una volta la Lazio e altre due ha sfiorato la Champions, ma ci ha dato un taglio. Chiedersi il perché sarebbe già un passo avanti.