(M. Pinci) – Per una stagione hanno raccontato “er progggetto” e la “revolucion”, utilizzando lo slang del bar, della cena con gli amici, senza i vincoli del lessico che impregna le cronache sportive. Nascosti dall’anonimato di un nome,Kansas City 1927, che unisce le suggestioni americane della nuova Roma alla tradizione del club.
Da ieri sera, gli autori di un fenomeno nato sul web attraverso i socialnetwork e che ha invaso la vita di tutti giorni di ogni tifoso romanista con slogan e soprannomi, battute e ironie, hanno anche un volto. Sono Diego Bianchi, per tutti “Zoro” e Simone Conte gli autori del libro “Kansas City 1927” presentato ieri al Circolo degli Artisti davanti a quasi duemila “piacitori”, i loro fedelissimi su facebook e twitter.
Il fenomeno nasce un giorno d’estate, raccontando tra satira e ricostruzioni surreali le amarezze di Roma-Slovan. Ne nasce una pagina internet di culto, che ha seguito partita per partita l’avventura di Luis Enrique – con il suo misterioso tiqui taca trasformato nel più abbordabile “chiticaca” – intrecciando alle gare giallorosse la vita della curva: “L’unico brivido ce l’ho avuto quanno er bibbitaro nun me stava a dà il resto”.
Per far cadere il segreto sulla propria identità e presentare la raccolta delle loro “cronache tifose di una revolucion complicata”, Diego Bianchi e Simone Conte hanno scelto la serata del 20 giugno al Circolo degli Artisti. Lasciandole leggere i racconti più evocativi a amici di provata fede romanista, che magari le partite surreali viste da Kansas City 1927 le hanno vissute come chi le ha scritte: l’attore Valerio Mastandrea, lo scrittore Jonny Palomba, il comico Valerio Aprea, e la Iena Paolo Calabresi.
Dal “derby del Kaiser”, quello del gol di Klose e di Hernanes, che fa “pallone da ‘na parte, sordità dall’artra” con Stekelenburg. E poi Juventus-Roma 4-0, “che dev’esse er fonno, er fonnonfame, pefforza”. Fino a Palermo-Roma 0-1, finita così perché “Così è se lui para”, in cui “Amo segnato troppo presto”, ma anche “Ringrazia che amo segnato”.
La Kansas Night è un evento a cui in pochi scelgono di rinunciare, anche a Trigoria, tra i primi a ridere di quel modo sbilenco, romano, romanista, romanesco di scherzare sul dramma sportivo di una stagione buttata. E allora dalla folla accaldata sbuca il sorriso di Tonin Llorente, il più esagitato dei collaboratori di Luis Enrique, l’unico forse che a Roma si è davvero trovato a casa.
E poi l’addetto stampa romanista Lo Monaco, il consigliere d’amministrazione Baldissoni,mentre qualche giocatore romanista seguiva a distanza in streaming, costretto a disertare per impegni (sportivi) di proporzioni europee. E pure qualche laziale, che sintetizza la sua serata su twitter: “Pè voi me so fatto una sauna in curva sud, ma nun potevo mancà”.