(A. Bocci) – Ha un conto aperto con gli inglesi e un sogno nel cuore: diventare il Gerrard italiano. Daniele De Rossi è il leader aggiunto della nazionale di Prandelli. Insieme a Buffon e Pirlo, l’anima e la coscienza della squadra che ha messo in fuorigioco lo scetticismo e nel mirino l’Inghilterra. «Mancano tre passi per arrivare in fondo. Siamo in ritiro da tanto tempo e ora, in pochi giorni, ci giochiamo tutto». Scuote il gruppo, richiama Balotelli, avverte gli inglesi. De Rossi è tosto come dovrà esserlo l’Italia domenica sera a Kiev nell’ultimo quarto di finale dell’Europeo.«Loro avranno più tifosi, ma in campo saremo 11 contro 11». Guai però a lasciarsi prendere dall’euforia. Il calcio è una bestia pericolosa. Una vittoria ti lancia verso il paradiso, la sconfitta ti fa precipitare all’inferno. Serve equilibrio. De Rossi ce l’ha: «Non siamo favoriti e dobbiamo avere rispetto per i nostri avversari. In questo Europeo l’Inghilterra l’ho vista poco, le sue partite coincidevano con la nostra serata libera, però ci vuole poco a capire che è forte. Ha una marcata impronta italiana: perché non ha dimenticato cosa le ha insegnato Capello e perché Hodgson ha fatto esperienze importanti nel nostro campionato ».
Una squadra fondata su Gerrard. «L’uomo in più. Da dieci anni uno dei centrocampisti migliori del mondo. Per me un idolo: va a chiudere nella sua area e poi lo ritrovi in quella avversaria a fare gol. Mi piacerebbe diventare così: un centrocampista completo». Ci siamo quasi. Un giornale polacco definisce Danielino la dinamite dell’Italia. Prandelli, semplicemente, un giocatore universale. «Non so in che ruolo mi farà giocare stavolta, ma lo ringrazio per la fiducia e la stima. Io sono sempre a disposizione: deciderà il c.t. come impiegarmi ». Difensore o centrocampista, di sicuro non farà storie. «Non sono un fenomeno, ma un giocatore completo sì. La duttilità che mi viene riconosciuta, mi inorgoglisce. Il mio ruolo è davanti alla difesa, ma in nazionale in quella posizione c’è Pirlo che è uno dei più forti della storia e io mi sposto volentieri. C’è chi fa le bizze quando deve cambiare, io invece lo faccio volentieri. Perché il bene della squadra viene prima di ogni cosa».
Un messaggio per Balotelli, che invece pensa prima a se stesso che agli interessi del gruppo. De Rossi mette Mario di fronte alle proprie responsabilità. «Non è un corpo estraneo rispetto alla squadra e non mi sembra così solo. Lui comincia ad essere grandicello, quasi un ometto e al suo posto vorrei essere trattato come tutti gli altri senza ricevere favori. Alla sua età ho giocato il Mondiale in Germania e nessuno ha avuto riguardi nei miei confronti quando ho tirato quella gomitata chemi è costata quattro giornate di squalifica. Eppoi non sono qui per aiutare Balotelli, ma per vincere l’Europeo ». Anche sul discorso delle provocazioni inglesi, De Rossi ha una posizione ben precisa: «Serve poco dare dei consigli a Mario. Sa cosa deve fare perché è più abituato di noi a queste cose. Non so se i tabloid sono troppo cattivi con lui o se è lui che gli dà damangiare. Perché qualche casino in Inghilterra lo ha combinato…». Un discorso chiaro: svegliati e dacci una mano. «L’importante è che gli attaccanti facciano male agli inglesi. Che sia Balotelli o un altro poco importa…». Il mondo non gira intorno al nostro attaccante più talentuosoma anche più fragile e irrequieto.
E la partita con l’Inghilterra è troppo delicata e intrigante per preoccuparsi di un solo giocatore. «La nazionale inglese non l’ho mai affrontata, neppure quando ero nelle giovanili. Con le squadre d’Oltremanica, invece, non ho ricordi positivi e questo mi ha fatto riflettere. Però qui è diverso. E sono orgoglioso di poter giocare una partita tanto prestigiosa. Francia o Inghilterra? Sinceramente non avevo preferenze: se avessi potuto avrei scelto l’Ucraina». La presenza degli inglesi, arrivati in massa a Casa azzurri con l’intenzione di riaprire il capitolo degli scandali, trova preparato il nostro centrocampista: «Siamo un popolo che si esalta nelle difficoltà. E in nazionale ci sono grandi professionisti che sono anche grandi persone e calciatori. E in momenti come questo riusciamo a unirci». In fondo, come dice De Rossi, mancano tre passi per arrivare in fondo…