(F. Monti) – Campione d’Europa (2008) e del mondo in carica (2010), la Spagna cerca da stasera in riva al Baltico il triplete (europeo-mondiale-europeo), che nessuno ha mai conquistato, per chiudere a Kiev il 1˚ luglio un quadriennio indimenticabile e (forse) irripetibile. Eppure ha gran paura di questa Italia, che non vince l’Europeo dal ’68 e che ha avuto una marcia di avvicinamento a questa partita assai tormentata. Il perché lo ha spiegatoVicente Del Bosque, il c.t. che, senza alzare la voce e senza sprecare parole, ha portato gli spagnoli in cima al mondo, regalandosi un sorriso e niente più: «L’Italia può contare sul blocco della Juve; ha campioni veri, giocatori forti, bravi, intelligenti, con grandissima esperienza, anche se la squadra da quando c’è Prandelli è cambiata, non soltanto nei nomi, ma nel modo di stare in campo. L’Italia non ha solo una grande storia alle spalle, con quattro titoli mondiali; è nel presente; è una squadra vera e ce lo ha fatto capire anche dieci mesi fa, quando ci ha battuto a Bari». C’è la tradizione contro la Spagna: una sola volta, in competizioni ufficiali, è riuscita a battere l’Italia, una storia che risale ai Giochi Olimpici del 1920 (2-0) e per eliminarla dall’Europeo 2008 (22 giugno), nei quarti di finale, a Vienna, contro la Svizzera (0-1): «Ho già vissuto l’esperienza di cominciare una grande competizione con una sconfitta e non vorrei ripeterla. Vorrei proprio che questo nostro Europeo iniziasse diversamente, perché in un torneo come questo vincere la prima partita è fondamentale ». È tutta la nazionale spagnola ad essere attraversata dalla paura degli azzurri, e non soltanto perché non si può proprio sbagliare visto che in tribuna ci saranno il principe Felipe, con la moglie Letizia Ortiz, il premier Mariano Rajoy e sua altezza reale (quella vera), José Mourinho(«qui c’è mezzo Real, non posso mancare»), il vero re. Iker Casillas ha ricordato che «quattro anni fa, l’Italia ci ha fatto soffrire, giocando una grande partita e abbiamo rischiato di uscire ai rigori, anche se proprio contro gli azzurri è cominciato il nostro ciclo. Vincere è una sensazione magnifica e noi l’abbiamo provata in questi anni; sappiamo che sarà dura, ma vogliamo provare ancora la stessa emozione di Vienna e Johannesburg. É tutto il gruppo che lo vuole fortemente, ma cominciamo con una partita durissima». Il capitano ha assicurato che le tensioni di un anno fa fra madridisti e barcellonisti sono superate («adesso riusciamo anche a scherzare»), ma resta il fatto che la Spagna al Mondiale sudafricano aveva segnato soltanto otto gol in sette partite. E forse anche per aumentare il potenziale offensivo, alla fine Del Bosque dovrebbe puntare su Torres, rigenerato, al posto di Negredo, che sembrava titolare:«Non c’è Villa, che è il nostro capocannoniere ed è un’assenza pesante, ma so di avere a disposizione 23 giocatori eccezionali e mi fido di loro ».Soprattutto in mezzo al campo, dove c’è soprattutto Xavi, uno che non ha dormito bene in queste notti, perché «questa Italia non è più quella del catenaccio. È una squadra che ha cambiato molto il sistema di gioco, adesso tiene di più il pallone, controlla di più il centrocampo e ha Pirlo, come punto di riferimento». Già Pirlo. La croce di Del Bosque, per ora, è lui.