(G. PIACENTINI) – Un primo effetto l’arrivo alla Roma di Zdenek Zeman lo ha già avuto, almeno tra i calciatori. Non è un mistero, infatti, che tra le tante doti riconosciute al boemo ci sia quella di migliorare i giocatori allenati: dote apprezzata soprattutto dalle società che spesso vedono moltiplicato il valore dei propri calciatori, ma anche dai calciatori stessi, che non vedono l’ora di lavorare con lui. Ecco perché da Destro a Insigne, passando per Verratti, tutti i golden boy del calcio italiano (e potenziali obiettivi del mercato giallorosso) hanno già fatto sapere di volere, oggi o nel prossimo futuro, lavorare col maestro boemo. Non sono i soli, però, perché anche nell’attuale rosa romanista Zeman ha parecchi estimatori. Il più importante è Francesco Totti, che con il boemo è diventato grande nelle due stagioni in cui lo ha avuto come tecnico: «Che Zeman sia un grande non lo scopro certo io»,ha detto recentemente il numero dieci. Zeman ieri si è congedato da Pescara dopo il memorial dedicato a Franco Mancini, il preparatore dei portieri degli abruzzesi morto pochi mesi fa per arresto cardiaco. «Grazie Pescara — le sue parole — ma alla Roma non potevo dire di no. Ho un accordo di massima per il prossimo anno. A Roma ho lavorato, non ho fatto quello che volevo fare e ora mi si dà la possibilità di guidare una grande squadra, con tanta gente che partecipa. Visto che non sono più un ragazzino credo che sia la mia ultima chance di allenare una squadra così importante. Da 18 anni vivo nella capitale e tutti quelli che incontravo per strada mi chiedevano di tornare. Spero di ripetere quello che ho fatto a Pescara. Mi dispiace per i tifosi abruzzesi, il mio non è un tradimento». Ed è tornato sulla sua idea del derby: 15 anni fa ne parlò come «una partita come le altre», suscitando grandi polemiche. Ora spiega: «L’ho detto cento volte e lo ripeto ancora: il derby è bellissimo per passione e per quello che succede prima e dopo. Ma sul campo è sempre una partita da tre punti». Immutabile a sé stesso, il boemo.
La presentazione ufficiale dovrebbe esserci martedì a Trigoria ma negli incontri con i dirigenti giallorossi Zeman ha già parlato di mercato e di come rafforzare la squadra. Di certo dopo il suo ingaggio le strategie della società sono cambiate, soprattutto riguardo ad alcuni calciatori che potrebbero non essere adatti al suo tipo di gioco. Il primo dei «tagliati» potrebbe essere Fernando Gago. L’opzione per riscattarlo dal Real Madrid ad un prezzo già concordato di 6 milioni di euro è scaduta il 31 maggio e non è stata esercitata dalla Roma, che invece dovrebbe trattenere nella capitale Marquinho. A meno di sorprese—o di un «regalo» da parte delle merengues — l’avventura romanista dell’argentino può dirsi terminata. A rischio c’è anche Daniel Osvaldo, che potrebbe interessare proprio al Real. Lo ha ammesso lo stesso attaccante: «Non ho ricevuto nessuna offerta, ma Zidane ha detto che gli piacerebbe vedermi nel Real». Difficile, anche perché la Roma lo ha pagato meno di 12 mesi fa 15 milioni più bonus. Un altro in bilico potrebbe essere Maarten Stekelenburg, che però dal ritiro dell’Olanda ha giurato amore alla Roma, non nascondendo lo stupore per l’addio di Luis Enrique: «Ho scelto la Roma anche per lui e per la sua idea di gioco offensiva, non solo perché è una città e una piazza fantastica. Il suo addio è stato una sorpresa. Zeman? Lo conosco solo di nome». Avrà tutto il tempo per rimediare.