(Corriere dello Sport) – L’incontro con la moglie Marry de Andrade, sposata a Roma sul finire dell’ultimo campionato, la redenzione attraverso la frequentazione di una comunità evangelica. Sono stati i due motori dell’intervista-verità che Cicinho ha rilasciato alla televisione brasiliana R7, confessando i problemi con l’alcol che ne hanno alterato la vita romana. «Bevevo e non riuscivo a fermarmi – dice – bevevo casse di birra e altri alcolici, da solo o insieme a quelli che sembrano tuoi amici. Mi piaceva andare in discoteca, vivevo così. Andavo a Trigoria e mi allenavo ma tanto sapevo che la domenica non avrei giocato. E allora quando tornavo a casa cominciavo a bere. Bere molto. E fumavo anche».
LA DROGA – E c’è dell’altro: «Non mi sono drogato solo perché sapevo che c’erano i controlli antidoping. Altrimenti l’avrei fatto». Ma se Cicinho era sicuro di non essere convocato, come potevano fare da deterrente i controlli antidoping? In ogni caso, i rischi sono stati tanti: «L’alcol ti porta verso quella strada, verso la droga. Perché è proprio l’alcol la droga peggiore che esista al mondo. In quella fase della mia vita ho pensato di lasciare il calcio, perché ero a pezzi. Quando la Roma mi ha dato in prestito al San Paolo (inverno 2010, ndr) ho mancato di rispetto al club che mi ha lanciato».
FUTURO – Adesso Cicinho sta cercando di venire fuori dal tunnel. E’ entrato nella comunità della chiesa evangelica, trascinato dalla moglie Marry, da circa un anno. Da lì è cominciata la sua risalita. Tardi per recuperare la Roma, in tempo per tornare felice e sano. «Voglio continuare a giocare. So che non sarà più nella Roma ma mi aspetto di trovare una squadra in Brasile oppure in Europa, dove mia moglie ed io vorremmo restare. Il mio manager sta lavorando». E la squadra per ora non è stata trovata. Cicinho si è consolato nella sua Pradopolis, dove sta trascorrendo le vacanze e ha giocato una partita di beneficenza con le vecchie glorie del calcio brasiliano, tra cui Careca: «Farò quello che Dio vuole. Continuerò a giocare a calcio oppure andrò avanti nel mio cammino di evangelizzazione»