(P. Torri) – Formentera. Spiaggia, sole, mare, belle ragazze. C’è un ragazzo, non troppo alto, viso da bambino, gambe da calciatore, che si aggira tra i lettini. Per naturale logica ormonale, uno potrebbe pensare che, usando parole ingenue, sia in cerca di fare qualche nuova amicizia. E invece, quel ragazzo con il viso da bambino, appena sente parlare italiano, si avvicina e, un po’ preoccupato, chiede: «ma come saranno mai questi allenamenti di Zeman?». Duri e veri, caro Bojan Krkic, è la risposta che riceve unanime. Ideali, aggiungiamo noi, perché questo talento cresciuto nella cantera del Barcellona, possa finalmente rispettare quello che gli hanno pronosticato sin da quando era poco più di un bambino, diventare un campione, uno di quelli che fanno la differenza. Perché se c’è un giocatore della prima Roma americana che meglio di chiunque altro può sfruttare il fattore Zeman, a partire dagli allenamenti, questo può essere proprio lui, il ragazzo con sangue balcanico, nato e cresciuto in Spagna, una predisposizione naturale verso la rete avversaria. (…) L’unico problema che riusciamo a vedere è quello del ruolo. Centravanti o esterno nel tridente? Dipendesse dal ragazzo con il viso da bambino, si schiererebbe centravanti, lui si sente una prima punta, per anni a Barcellona ha giocato in quel ruolo. Ma se uno ricorda la storia zemaniana, Casiraghi, Delvecchio fino ad arrivare all’Immobile di Pescara, il centravanti del boemo deve avere un identikit un po’ diverso da quelle del brevilineo spagnolo. Esterno, dunque. E se lui dovesse storcere la bocca, allora fategli vedere il Beppe Signori (il giocatore, sia chiaro) prima nel Foggia e poi nella Lazio. Si stancò, o quasi, di fare gol quel Signori. Bojan rischia di provare la stessa stanchezza. Altro che quella degli allenamenti.