(R.Boccardelli) – Diciamo la verità, quell’esordio all’Olimpico, otto mesi fa con il Palermo (23 ottobre), aveva fatto gridare al fenomeno. Correva il minuto numero 8. Palla riconquistata nei pressi dell’area rosanero, breve scambio con Totti, ai sedici metri ma molto defilato sulla destra. Erik Lamela fa quello che in genere fanno i grandi campioni: dribbling a rientrare, palla sul sinistro e tiro a giro sull’altro palo, con traiettoria prima ad uscire e poi a rientrare per tagliar fuori il portiere. Detto, fatto. Bellissimo. Gol dell’1-0, l’Olimpico in piedi per la prodezza del diciannovenne venuto da Buenos Aires, con evidenti radici italiane, accompagnato da ottime referenze e promettenti high lights, anche se il suo River Plate è appena retrocesso. Non per l’esito della stagione in corso ma per il complesso meccanismo a rotazione del campionato argentino.
L’AGENTE SABATINI – Come in un vecchio ma sempre appassionante James Bond targato Fleming, l’agente 007 Walter Sabatini aveva piazzato le tende in un albergo di Buenos Aires qualche mese prima e dopo aver visto svanire nel fumo di una sigaretta il “suo” Ricki Alvarez, richiamato dalle sirene nerazzurre, forte di un vecchio accordo personale con il papà di Erik, si affrettò a chiudere per il talentuoso mancino. 12 milioni più 3 più 2 tra bonus e altro. Totale 17, non poco, ma anche un bel quinquennale per il ragazzo dal sinistro d’oro (…).
INESPRESSO – Con Luis Enrique capirsi non era difficile sul piano della lingua, ma sotto ilprofilo tattico Lamela ha pagato al pari di tutta la squadra la difficile introduzione di un gioco, quello voluto dallo spagnolo, forse troppo complicato per una squadra appena riassemblata e con ruoli non completamente coperti dopo un calciomercato condotto in fretta e in furia visto il tardivo closing della nuova società targata Usa. Così il talento di Erik, che ha pagato anche la giovanissima età e l’impatto con un campionato tatticamente molto più evoluto (soprattutto nella fase difensiva) di quello sudamericano, il suo grande talento non è emerso compiutamente come quel gol al Palermo aveva fatto pensare. Così, per ritrovare Lamela nel tabellino dei marcatori (a parte la doppietta in Coppa Italia conto la Fiorentina), i tifosi giallorossi che pure lo hanno seguito sempre con fiducia hanno dovuto aspettare il primo di aprile (gol al Novara) bissato la settimana seguente a Lecce con una punizione alla Pirlo, ma magari tra un po’ alla… Lamela. Ultima perla delle 4 totali, troppo poche per uno che sa giocare così, nella partita di chiusura a Cesena. Sommati, gol e prestazioni, dicono di un campioncino inespresso, ancora alla ricerca del suo modo di stare in campo nel campionato italiano, ma con tutte le potenzialità per sfondare. Anche perchè, oltre alla tecnica individuale di caratura superiore, Erik ha fatto vedere anche di avere forza fisica e personalità. Quest’ultima anche in eccesso in alcuni frangenti. Fra tutti l’episodio in cui, suptando sulla maglia di Lichtsteiner (che lo aveva provocato) in Juve Roma, si è beccato tre giornate di squalifica.(…)
ARMA LETALE – Zeman lo schiererà a destra nel suo 4-3-3. Il boemo ama far giocare sulle fasce d’attacco i giocatori di maggior talento e dal piede opposto. Mancino, Erik partendo da destra può così rientrare sul suo piede preferito e a seconda delle situazioni cercare il tiro in porta o il taglio centrale dell’opposto o il palo lungo dove in questi casi sfila il centravanti. Insomma assist man o goleador, questo dovrà essere il suo anno. Allenatore migliore del boemo, in questo senso, non poteva capitargli.