(R. Maida) – Un campione in erba diventa più forte se per un po’ rimane lontano dai campi. Ogni tanto c’è bisogno di respirare altri odori e assecondare altri pensieri. Ma dopo un mese di riposo, e la ristrutturazione di corpo e anima, Miralem Pjanicsi sta attrezzando per impadronirsi della Roma.
TROPPO CALCIO – Nella scorsa stagione è arrivato agli ultimi metri del percorso senza energie per colpa dell’ipersfruttamento. Aveva cominciato a correre con il Lione a giugno, per essere in forma all’inizio del campionato francese. Ha giocato tre partite di Ligue 1, segnando un gol decisivo al Montpellier che poi avrebbe vinto lo “scudetto”, e altre due nel preliminare di Champions League. Poi, all’ultimo giorno di mercato, è stato acquistato dalla Roma per 11 milioni. Trasloco, ambientamento, stress. Altre 30 partite di serie A e una di Coppa Italia. Nel frattempo, è stato prosciugato dalla nazionale bosniaca: 8 partite e 1 gol in pochi mesi, con la delusione dello spareggio europeo perso contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. (…)
LA POLEMICA – Proprio un’amichevole della Bosnia, che sfidava il Brasile e non le isole Figi, ha compromesso la seconda parte della sua stagione. Non stava bene, è andato lo stesso a servire la patria, si è messo a disposizione per 82 minuti che hanno peggiorato le condizioni dei suoi muscoli. Eravamo in pieno inverno: 28 febbraio. Da quel giorno, Pjanic non è stato più lo stesso: partite scadenti, stanche, lente, in linea con quelle di molti compagni che non avevano più forze e autostima e hanno buttato via la qualificazione all’Europa. (…)
INVESTITURA – Adesso però si riparte da zero. Con la calma e l’entusiasmo di un ragazzo di 22 anni che ha imparato la sesta lingua della sua vita (l’italiano: parla anche bosniaco, francese, inglese, tedesco e lussemburghese) e si è adattato a un campionato nuovo. Zeman ha già fatto capire di considerarlo strategico per la squadra che ha in mente. Non come regista, non come esterno d’attacco, ma come lo vedeva Luis Enrique: «Per me Pjanic è un interno di centrocampo». Giocherà lì, nella nuova Roma sfruttando la qualità nel palleggio, la velocità di passo negli spazi angusti e la capacità di pressare (Pirlo, ad esempio, l’ha sofferto molto). Sul resto, studiando da un allenatore specialista di calcio offensivo migliorerà i suoi numeri. «Devo essere più decisivo in fase realizzativa – ha ammesso Pjanic qualche mese fa – inserirmi con maggiore frequenza nell’area avversaria e fare più gol». Esattamente quello che chiede Zeman ai suoi centrocampisti: muoversi e andare dentro.
MERCATO – Su Pjanic, come su Lamela, la Roma ha cercato di costruire un futuro felice. Lo pagherà 3,6 milioni lordi quest’anno e addirittura 4,3 più i premi dal 2013, a testimonianza della stima incondizionata dei dirigenti. Che non lo lasceranno andare via, a meno che non arrivi lo sceicco del Psg offrendo in cambio Pastore o chiunque altro con 30 milioni in contanti. Praticamente è incedibile. E ne va fiero: «Ho firmato un contratto fino al 2015 perché sono felice di rimanere alla Roma». E non ha cambiato idea per un settimo posto.