(S. Carina) – Zdenek Zeman atto secondo. Dopo la presentazione ai media, il tecnico boemo concede il bis davanti ai microfoni di Roma Channel.
Atmosfera più rilassata, possibilità di interloquire con l’allenatore con il tempo necessario per approfondire temi relativi al campo. A partire dal ruolo di De Rossi: «Credo che ci sia stato un grande equivoco, nel senso che si è detto che Daniele non può giocare mediano. Per me non è un regista alla Pirlo ma è un centro mediano che può dare equilibrio alla squadra. Poi che possa giocare in tutti i tre ruoli del centrocampo è un altro discorso, dipende sicuramente da quello che esige la squadra e dove può essere più positivo».
Il discorso è semplice e legato non al singolo ma al reparto: a seconda della mediana che gli verrà affidata, De Rossi potrà essere impiegato centrale o intermedio. Se due dei tre posti saranno occupati da calciatori di qualità, il centrocampista di Ostia giocherà in mezzo. Altrimenti, slitterà nel ruolo di interno: «Dipende dal centro mediano – ribadisce Zeman – se questo è un giocatore di equilibrio, se è più bravo in fase difensiva che offensiva allora può avere accanto giocatori tecnici. A Foggia avevo Barone e Shalimov che erano tecnici e dunque giocavo con un mediano che era di rottura e copertura».
Qualche indicazione potrebbe arrivare dal mercato: il fatto che la Roma monitori con insistenza Verratti (vicinissimo però alla Juventus) e Arouca (Corinthians) potrebbe essere un indizio. Sempre sulla composizione del centrocampo, interessante il passaggio su Pjanic: «Come mediano basso non lo vedo, come interno sì. Poi si vedrà, queste sono tutte supposizioni: quando uno ha la squadra in mano, vede e prova. Magari potrebbe finire a fare il terzino, anche se ho i miei dubbi. Devo lavorare con quello che vedo sul campo e non con quello che ho sentito dire o che ho visto fare agli altri allenatori».
A tal proposito ritorna su Luis Enrique: «Penso sia normale che uscendo dalla scuola del Barcellona, dove si gioca tanto sul possesso-palla, abbia attuato questo tipo di gioco che ti porta a preparare a lungo l’azione per poi concludere. Io sono più veloce perché ritengo che facendo tanto possesso si riesca a dare all’avversario tempo per sistemarsi in difesa. Nel mio calcio cerco di eliminare le cose inutili e per me il passaggio orizzontale, se non c’è nessun avversario che ti copre, è inutile. Serve solo a prestarsi la palla. I complimenti di Guardiola? Fa piacere riceverli non solo da lui ma da qualsiasi persona che incontro per strada. Sempre meglio che ricevere le pietre in testa. Poi fatti da Guardiola è un piacere doppio». Sulla rosa a disposizione: «Non è un discorso di quanto è adatta a Zeman, spero che i ragazzi si adatteranno a me. Mi sento l’allenatore e penso di dover guidare il gruppo dando degli indirizzi tecnici e tattici, vediamo se ci si riuscirò. Abbiamo tanto talento, speriamo di riuscire a sfruttarlo. I giovani? Con me hanno avuto sempre spazio».
Capitolo a parte merita Totti: «Se è cambiato? Per me rimane il giocatore più forte che ho avuto a disposizione nella mia carriera. Sicuramente è cresciuto, anche perché l’ultima volta che l’ho avuto io faceva il militare… Aveva del talento e lo ha fatto vedere. Poi che abbia cambiato ruolo, diventando centravanti, lo ha esposto a subire più falli. I due infortuni che ha avuto sono stati eccessivi. Se l’ho sentito? No è negli Usa». Sibillino nello spiegare il ritorno ai ritiri pre-gara, aboliti da Luis Enrique: «Prima di venire alla Roma, ero alla Lazio e non li avevo mai fatti. Alla Roma secondo me è però utile che ci siano». Per i calciatori, un’altra brutta notizia in arrivo: «Torneranno le doppie sedute – annuncia Zeman – bisogna lavorare se si vuole migliorare. Non capisco i discorsi che si fanno sulla mia preparazione definendola massacrante ma sarà che provengo da altri sport dove ci si allena il doppio o il triplo e non è mai morto nessuno». Difficile dargli torto.