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IL ROMANISTA Baiano: “Con Zeman sarà grande calcio”

Francesco Baiano

(V. Vercillo) – C’era una volta il Foggia dei miracoli. C’erano i gradoni dello stadio Zaccheria, gli allenamenti da Marines consumati sul campo in terra battuta dell’oratorio della Chiesa di San Ciro. C’era una squadra devota al 4-3-3, capace di giocare un calcio spumeggiante e di segnare gol a grappoli.

Capace anche di subirne altrettanti, ma sempre in grado di far divertire. E in questa storia, tra i protagonisti c’è anche Francesco”Ciccio” Baiano. Aveva ventidue anni e tante speranze, quando nel 1990 indossò per la prima volta la maglia rossonera. Quando tutti i suoi sogni diventarono realtà. Perché è questo che accade a Zemanlandia. Accade che una giovane promessa del calcio, cresciuta tra Napoli, Empoli, Parma e Avellino, raggiunga l’apice della propria carriera, diventando il vertice di un tridente che fa meraviglie. Accade che, tra lacrime e sudore, quel giovane garantisca al Foggia la promozione in serie A e a se stesso la maglia della Nazionale, il tutto condito da 38 gol in 69 presenze.Tutto questo sotto la guida di un uomo, Zdenek Zeman. Parole e musica di Francesco Baiano, quest’anno vice di Sannino al Siena, che in esclusiva a Il Romanista racconta com’è Zemanlandia. Che non è più a Foggia. Oggi, dopo 13 anni, è tornata a Roma.

Come ha accolto la notizia del ritorno di Zeman alla Roma?

“Molto bene, sinceramente. Sono molto contento. Sono felice che abbia vinto il campionato a Pescara, perché se l’è meritato. Per il calcio che ha fornito, spettacolare, e perché ha messo in vetrina molti giovani, cosa di cui non dubitavo affatto. E poi per la caratura di un allenatore che probabilmente è stato dimenticato alla svelta, e sappiamo il perché.”

L’ha sentito ultimamente?

“Sì, dopo la partita con la Sampdoria”.

Cosa vi siete detti?

“Sa, col mister devi parlare te, lui ascolta. Parla pochissimo. Gli ho fatto i complimenti e gli ho detto che ora avrebbe meritato una piazza importante per quello che aveva fatto vedere. E così è stato, e sono molto contento di questo, perché ritengo la Roma una società, una squadra importante,con un progetto importante basato sui giovani. E penso che lui sia l’allenatore giusto per rilanciare questo progetto”.

Secondo lei cosa l’ha spinto a firmare un biennale, visto che Zeman ha sempre firmato contratti annuali?

“È stato costretto dalla Roma (ride, ndr) !Perché è normale che se una società vuole iniziare un progetto con un allenatore, non può farlo firmare per un solo anno. Perciò penso che sia stata una scelta giusta farlo firmare per due anni. E poi sono sicuro che il mister l’ha fatto volentieri. Perché ama la Roma, ama la piazza di Roma. E infatti quando è andato via, 13 anni fa, lui l’aveva promesso: “Un giorno ci rivedremo”. Ha sempre tenuto nel cuore questa squadra. E questo è l’unico club che in grado di fargli cambiare idea, perché probabilmente se lo avessero cercato altre squadre sarebbe rimasto a Pescara”.

Quali sono gli obiettivi che si porrà Zeman?

“Io penso che cercherà di unire bel calcio a risultati. Perché poi in Italia uno può giocare bene quanto vuole, ma se non ci sono i risultati diventa un problema. Perciò penso che la Roma sicuramente farà vedere un grande calcio, e speriamo che insieme al grande calcio arrivino anche i risultati.”

Si può puntare allo scudetto?

È difficile dirlo. Anche perché, ad esempio,quest’anno chi avrebbe potuto dire che la Juventus avrebbe vinto il campionato?Eppure l’ha vinto. Quando si parte, tutti hanno zero punti. Perciò tutti hanno la possibilità di vincere. Certo, è normale che chi deve pensare a salvarsi non può pensare di vincere il campionato. Però chi ha una grande squadra e punta a un posto in Champions League può più che pensarci,deve provarci”.

Che giudizio dà alla rosa della Roma?

“Quali sono i giocatori più funzionali al gioco di Zeman? È una bella rosa. Borini su tutti sarà un ottimo elemento per Zeman. Lamela ha buonissime qualità, ma anche Osvaldo e Pjanic saranno molto utili. E poi Totti, non per la corsa, ma per le sue qualità da leader.”

Sarà ancora protagonista Totti?

Penso proprio di sì. Le prestazioni di un giocatore dipendono tanto dalle sue motivazioni,e Totti ha ancora tantissimo da dare a questa squadra, a questa città. E poi è la piazza che lo spinge sempre di più.” 

Si è parlato tanto del ruolo in cui verrà schierato De Rossi il prossimo anno…

“A centrocampo. Basta. Ma non perché in difesa non sia in grado di giocare, ma perché nel ruolo di centrocampista è uno dei giocatori più forti in Europa, forse al mondo. Facendo il centrale difensivo, diventa un giocatore normale. E allora io preferisco tenere un giocatore nel ruolo in cui è uno dei più bravi al mondo.”

In difesa su chi si può puntare?

“Burdisso se sta bene può dare un grande contributo. Anche Juan. Gli altri sono da rivedere…”

Quali saranno le richieste di Zeman per il mercato?

“Questo non lo so. Sicuramente giocatori di gamba. Calciatori veloci che attaccano la profondità, come Borini. Perché sono questi i giocatori ideali per la tattica di Zeman. Se uno vuole sempre la palla addosso con Zeman giocherà veramente poco.”

Ci chiarisca questo tormentone: Zeman in questi tredici anni è cambiato o no?

“Da quello che mi dicono è cambiato un minimo,ma davvero poco, nella preparazione. Prima era massacrante, ora poco meno.”

Come erano i suoi allenamenti ai tempi del Foggia? 

“Davvero duri. Ho visto la Madonna un paio di volte (ride, ndr). Quando la stanchezz ati attanaglia, l’acido lattico ti arriva sopr ala punta dei capelli, inizi a vedere le ombre davanti a te.”

I giocatori della Roma si dovranno preparare, allora…

“Sicuramente. Sarà dura. Però poi il lavoro paga, e chi lavora alla fine corre più degli altri. E le squadre di Zeman corrono più degli altri. Se poi aggiungiamo la qualità dei singoli, allora la Roma può diventare una squadra che, quando la trovi in giornata,ti fa veramente male.”

Lei ha intrapreso la carriera da allenatore. Quanto e in che modo l’ha influenzata Zeman?

“Beh, io ho avuto tanti allenatori che giocavano con tanti moduli diversi, dal 4-3-3 al 4-4-2, passando per il 3-5-2. Io parto sempre da un presupposto: se hai la possibilità di sceglierti i giocatori, allora puoi giocare con il suo modulo tuo, se invece la squadra te la fanno gli altri diventa un problema essere duri su uno schema e basta. Se io non ho i giocatori per fare il 4-3-3, non posso fare il 4-3-3. E allora mi devo adeguare ai giocatori che ho a disposizione. Lui mi ha insegnato che l’intelligenza diun allenatore sta nel capire a pieno i giocatori che hai per le mani, per farli rendere al massimo. Se uno non può fare l’esterno, se lì non rende, non puoi inserirlo nel tuo 4-3-3. Se metti Totti a fare l’esterno nei tre davanti, è un giocatore che non ti serve, eppure stiamo parlando di Totti.”

Un suo augurio al mister?

“Un semplice in bocca al lupo. Sono contento per lui e spero che possa ripetere le cose meravigliose che ha fatto a Foggia e a Pescara.”

 

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