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IL ROMANISTA Italia, incubo combinata nordica

Cesare Prandelli

(D. Galli) – Nel 2004, il biscotto tra Danimarca e Svezia fu temuto e poi effettivamente consumato.Otto anni dopo, la storia potrebbe ripetersi. L’1-1 di ieri dell’Italia con la Croazia, sommato al successo della Spagna con l’Irlanda del Trap, potrebbe rendere del tutto inutile una vittoria degli azzurri lunedì prossimo proprio contro l’Irlanda. Perché il regolamento parla chiaro: in caso di arrivo a pari punti e pari differenza reti tra Croazia, Italia e Spagna, conterà il numero di gol fatti nelle partite giocate tra di loro. A Spagna e Croazia, dunque, basterebbe dal 2-2 in poi per estrometterci dai quarti. La delusione è doppia. Primo, perché adesso il destino degli azzurri è nelle mani, anzi nei piedi, degli altri. Secondo, perché l’Italia avrebbe potuto tranquillamente vincere contro la Croazia. È mancata quella cosa che gli azzurri avevano nel 2006. È mancata la cattiveria, non c’è stata la forza di chiudere la partita quando era possibile farlo. L’Italia deve prendersela con l’Italia e pure, già che c’è, con quell’omino sotto la Tevere (la Tevere, si fa per dire), quel presunto guardalinee che per tre volte segnala dei fuorigioco inesistenti. Prandelli insiste con il 3-5-2 e De Rossi tra Bonucci e Chiellini. Idea valida con la Spagna, perché non ripeterla con la Croazia? Idea valida a metà,nel senso che Daniele è un rompighiaccio sempre, a centrocampo come in difesa. Solo che giocando così dietro deve rinunciare alla costruzione dell’azione e alle conclusioni in porta, uno degli elementi che fanno spesso la differenza tra De Rossi e la mediocrità del resto del genere pallonaro. L’Italia riesce comunque a graffiare. Nel primo tempo, Balotelli va più volte alla conclusione da fuori senza mai, però, inquadrare la porta. A trascinare gli azzurri sono Pirlo e Marchisio, che al 37’ ha tra i piedi l’occasione migliore. Cassano lo serve in profondità, lo juventino manda a vuoto il difensore croato e ma trova l’opposizione, e per due volte, dei guanti di Pletikosa. Il monologo azzurro viene premiato al 39’. Una punizione magistrale di Pirlo aggira la barriera. Il portiere del Rostov la smanaccia ma non riesce a deviarne la traiettoria. Nella ripresa, la Croazia cambia marcia. O meglio, è l’Italia che la scala. L’undici di Bilic conquista metri, prende coraggio e al 26’ trova il gol del pari. Cross dalla sinistra, Chiellini non ci arriva, Mandzukic sì e nello stadio di Poznan, a stragrande maggioranza biancorossa, esplode la festa. Prandelli opera un paio di cambi: via Thiago Motta, dentro Montolivo, via Balotelli, dentro Di Natale. Al 31’, è il fiorentino a impegnare nuovamente Pletikosa. A sette minuti dalla fine, il Ct tenta anche la carta Giovinco, al posto di Cassano solo a tratti scintillante. L’arrembaggio italiano è poco convinto e confuso. Kranjcar avrebbe persino la possibilità in contropiede di battere Buffon, ma De Rossi ci mette una pezza. L’1-1 con la Spagna faceva presagire una qualificazione in scioltezza. Questo, la rende un’impresa ciclopica. Servirebbe che Spagna e Croazia si comportassero lealmente. Ma un biscotto non si rifiuta mai, specie quando si tratta di eliminare i tetracampioni del mondo. Chiedere a Svezia e Danimarca per informazioni

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