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IL ROMANISTA Oggi il Cda: presiede Pannes

Mark Pannes

(D.Galli) – Come si fa a tenere in vita una società che presenta un buco di 50 milioni? Come si fa a continuare a comprare sul mercato, nonostante un passivo del genere? Come si fa, in assoluto, ad avere un futuro? Si fa perché gli americani non sono mai stati straccions. Si fa perché quella che sarà sottoposta oggi all’attenzione dei membri del Cda dell’As Roma è una situazione finanziaria pessima, ma sarà pure l’ultima così nera. A Trigoria prevedono di chiudere il prossimo bilancio, quello relativo all’esercizio 2012/13, con un abbattimento netto dei costi e un aumento dei ricavi. Conti e stadio. Si parlerà principalmente di questo nel Cda in programma a Trigoria nel primo pomeriggio. Sarà presieduto da Mark Pannes, amministratore delegato assieme a Claudio Fenucci e ponte tra la proprietà americana e i manager italiani. I temi sono noti ai consiglieri. Specie la disponibilità finanziaria, e cioè le risorse che l’As Roma ha a disposizione complessivamente, non solo quindi per il mercato. Anche conoscendo questa cifra, sarebbe però un esercizio pericoloso azzardarne un’altra per stabilire quanto può disporre il club per comprare quel giocatore o quell’altro. Il margine di spesa contempla infatti anche gli ingaggi. L’unica certezza è che la somma sarà inferiore a un anno fa. Perché gli americani sono straccions? No, perché un anno fa andava rifondata una squadra e adesso no. Se fossero stati veramente straccions (così infondiamo un po’ di ottimismo agli scettici), l’As Roma non si sarebbe mai potuta rinforzare sul mercato al cospetto di uno squilibrio gigantesco tra costi e ricavi. Quando in autunno sarà approvato il bilancio, la perdita che sarà stata registrata al 30 giugno, dopodomani, si attesterà sui 50 milioni. Senza la ricapitalizzazione, già disposta dal Cda e alla quale sarà dato seguito a settembre (tecnicismo: l’uscita dalla Borsa sarà scontata se l’adesione porterà il flottante a meno del 10%), non solo non ci sarebbe stato alcun rafforzamento, ma a Trigoria sarebbero stati costretti, come minimo, a vendere i pezzi pregiati per salvare il club. Ma ora si volta pagina. Saranno tagliate le spese inutili e si rivedranno le principali fonti di entrata. Prendete il contratto con Wind. Scadrà tra un anno. Poi l’As Roma sarà libera di trovare un altro main sponsor a condizioni più vantaggiose. I ricavi torneranno a salire anche senza Champions, perché a Trigoria raccoglieranno i frutti di iniziative intelligenti. Una? La campagna abbonamenti no limits, aperta anche ai non tesserati. Un’altra? La trasformazione della società in una media company. Un esempio aiuta a capire: l’As Roma ha un milione e 200 mila fan su Facebook (contro i nemmeno 50 mila della Lazio, per la cronaca). Immaginate cosa può significare un bacino del genere per chi lavora nel marketing, settore per il quale gli american straccions hanno ingaggiato l’ex mago dell’Adidas, Christoph Winterling. E poi c’è lo stadio di proprietà, una questione centrale, un argomento su cui ci si confronterà sicuramente. Oggi non saranno prese decisioni, sarà resa nota la relazione di Cushman & Wakefield, l’advisor incaricato di stilare una graduatoria dei terreni migliori. Una scrematura è già stata fatta. Formalmente, si avvierà adesso il passaggio successivo, che di fatto è però già iniziato (la principale dote degli americani è il pragmatismo): il confronto con il Comune di Roma. Con il Campidoglio si sta valutando la compatibilità delle zone idonee con gli attuali strumenti urbanistici. La scelta ricadrà su quella che consentirà di costruire lo stadio nel minor tempo possibile. La decisione finale sarà presa entro fine anno.

 

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