(V. Vercillo) –Due punti di penalizzazione per l’Atalanta, da scontare nel prossimo campionato, 25 mila euro di ammenda e due anni di squalifica per l’ex capitano Cristiano Doni. Ecco la prima sentenza importante scaturita dal processo sportivo sullo scandalo del calcioscommesse, cominciato ieri nelle aule dell’ex Ostello della Gioventù al Foro Italico di Roma. La Commissione Disciplinare Nazionale, presieduta da Sergio Artico, dovrà esaminare le posizioni di 61 tesserati e 22 club (tra cui quelle di serie A Atalanta, Siena e Novara) deferiti dal procuratore federale Stefano Palazzi. Primo giorno di udienze e già fioccano le richieste di patteggiamento. Accettata quella dell’Atalanta, che dodici mesi dopo è tornata alla sbarra sportiva, chiamata in causa per responsabilità oggettiva. Concordate anche le richieste di altri 6 club e 15 tesserati, tra cui i pentiti Carobbio e Gervasoni (1 anno e 8 mesi di squalifica). Nel frattempo, Coverciano viene scossa di nuovo. Dopo Criscito, ancheBonucci risulta ufficialmente coinvolto nell’inchiesta del calcioscommesse. Lo scorso 3 maggio la Procura di Cremona ha disposto l’iscrizione del centrale della Juve nel registro degli indagati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa.Il documento fa parte degli allegati all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari Guido Salvini e, da alcuni giorni, è a disposizione delle parti. Il giocatore della Nazionale è stato chiamato in causa dall’ex difensore del Bari Andrea Masiello per la partita Udinese-Bari. Il reato contestato a Bonucci è esattamente lo stesso per il quale è stato indagato Domenico Criscito, escluso dal gruppo azzurro. I dirigenti della Figc sembrano però avere una posizione diversa per Bonucci, che dovrebbe continuare a lavorare regolarmente a Coverciano: «Non ha ricevuto alcun avviso di garanzia. Situazione diversa per Criscito, che ha invece ricevuto l’atto» ha riferito Demetrio Albertini, capo delegazione della Nazionale a Euro 2012. Intanto, spuntano intercettazioni che coinvolgono anche Giuseppe Sculli.In una telefonata del 3 maggio 2011, l’attaccante del Genoa e Safet Altic, il pregiudicato bosniaco al centro dell’inchiesta, secondo quanto riportato dalle carte dell’inchiesta, parlano di affari da «monetizzare», dicendo di poter costringere l’ex compagno di squadra Luca “Peperone” Tonia cedere in alcune richieste, perché in possesso di «foto compromettenti del collega, utilizzabili per forzare la volontà del giocatore». Un ricatto in piena regola, che dimostra anche come Altic fosse «ben inserito nella realtà Genoa», avendo contatti quotidiani con moltissimi calciatori.