(I. DE LILLO) – Nonostante sia in ritiro con la Nazionale olandese, Maarten Stekelenburg non ha smesso di pensare alla sua Roma e ha commentato i cambiamenti che stanno avvenendo nella Capitale. A cominciare dall’arrivo del nuovo e attesissimo allenatore, Zdenek Zeman. «Lo conosco solo di nome – ha detto il portiere giallorosso-. Avrò modo di conoscerlo quando tornerò a Roma, una volta che saranno finiti gli Europei e le mie vacanze». Grande è il suo entusiasmo per la Roma del futuro, come grande è l’attaccamento che ha manifestato verso una città appassionata e rubacuori come questa: «Roma è una città bellissima, con gente fantastica e molto calorosa. È diverso dall’Olanda, dove puoi uscire tranquillamente a fare shopping. A Roma dovrei farlo coperto con cappello ed occhiali da sole, ma con i mie due metri non passo proprio inosservato». Quando è arrivato a Roma in panchina c’era Luis Enrique, un elemento importante secondo Stek: «Per me il suo addio è stata una sopresa, non me lo aspettavo. Oltre a scegliere la Roma perché è un grande club, e perché Roma è una città magnifica c’è stata anche la presenza di Luis Enrique.
Lui voleva giocare all’attacco, senza trascurare la fase difensiva. Un’idea di calcio alla quale ero già abituato con l’Ajax e con l’Olanda. Mi ha stupito la sua decisione». Con la sua prestanza e forza fisica (1.97 centimetri per 84 chili), Stekelenburg è stato spesso protagonista di azione giudicate fallose e ha collezionato così una serie di falli sanzionati troppo severamente secondo il portiere. In Olanda era abituato diversamente: «Non credo che i miei interventi fossero da espulsione. Sono sicuro che in Olanda non sarei stato sanzionato con il cartellino rosso. Forse certe decisioni andrebbero valutate meglio». La veemenza di Stekelenburg non solo gli è costata parecchi cartellini rossi, bensì anche un pesante infortunio alla spalla che ha condizionato il suo rendimento nella seconda fase del campionato: «Poco prima della pausa invernale sono uscito per un infortunio alla spalla. Il dolore è stato molto intenso. Ho cercato di continuare a giocare, usando degli antidolorifici. Non volevo mollare così, già al mio primo anno. Oltretutto anche Lobont non era al meglio. Alla fine, però, le mie prestazioni ne hanno risentito. Ora è facile dire che avrei dovuto fermarmi prima, ma non ho rimpianti». Se in un primo momento pur di giocare si è trascurato, adesso il portiere giallorosso avendo ultimato le ultime cure, è pronto a giocare da protagonista l’Europeo con la sua nazionale: «Sono andato a curarmi a Zeist e dopo una settimana già c’erano dei miglioramenti. Ora sto molto bene, e non ho quasi più problemi». Alla stampa olandese il portiere ha anche rilasciato un commento sullo scandalo scommesse che ha colpito il calcio italiano, descrivendola come una «situazione che mette inquietudine. È come se si fosse aperto un pozzo nero. È successo tutto improvvisamente. Addirittura il primo ministro italiano ha detto che il calcio dovrebbe fermarsi per due o tre anni. Però non mi trovo lì e preferisco concentrarmi sulla nazionale».