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IL ROMANISTA Zdenek Zeman: “Voglio dare ai tifosi ciò che non ho dato la prima volta”

Zdenek Zeman

(Il Romanista) – E’ sempre lui. Parla di lavoro, di gioco d’attacco,di calcio come ormai fanno in pochi. Parla da maestro, quale è sempre stato. E’ carico e glielo si legge in faccia.

Zdenek Zeman si è raccontato ieri davanti alle telecamere di Roma Channel, partendo dal bagno di folla della scorsa settimana, quando tanti tifosi sono arrivati a Trigoria apposta per lui:

«Sono contento di essere tornato dopo tanti anni in un ambiente che ai tempi mi dava soddisfazione e dove mi sono divertito. Per me è importante che la gente ci segua e spero che riusciremo a dargli qualche soddisfazione».

Lei in conferenza ha detto «non è una rivincita», allora cosa significa per lei questo ritorno, poiché lei con grande coraggio ha detto davanti ai tifosi del Pescara: se vado via lo faccio solo per la Roma. Cosa che chiaramente qui ha fatto molto piacere.

È il ritorno. Sono stato già qui come allenatore 2 anni e pensavo di poter dare di più a questa gente, sono 13 anni che abito a Roma e la gente da sempre mi chiede: “mister quando torna?” ed ora sono contento di essere tornato e spero di regalargli quello che non gli ho regalato nei primi 2 anni.

Mister, quanto attende il 3 luglio, il ritorno della squadra, il ritorno al lavoro?

 Io ho finito da poco e ho finito festeggiando quindi mi vorrei un po’ “scollegare” e poi iniziareun lavoro insieme alla squadra che spero mi divertirà, divertirà la squadra ed i tifosi.

Quanto è competitiva la rosa della Roma al momento e quanto è adatta a Zeman?

 Non è un discorso di quanto è adatta a Zeman, spero che si adatteranno a me. Mi sento l’allenatoree penso di dover guidare la squadra dando degli indirizzi tecnici e tattici, vediamo se ci si riuscirà. In questa squadra ci sono tanti giocatori di talento e speriamo che riusciremo a sfruttare questo talento per fare dei risultati di squadra.

Il suo Pescara lo scorso campionato ha destato grandissima attenzione, molti colleghi, con i quali ho parlato di lei, mi hanno detto che si arrabbiava molto quando nella stessa azione vedeva due passaggi in orizzontale, è così?

Arrabbiare no… capisco che nel calcio nonsempre si può fare quello che uno vuole. Nel mio calcio cerco di eliminare le cose inutili, e per me il passaggio orizzontale se non c’è nessun avversario che ti copre è inutile, è solo prestarsi la palla. Bisogna cercare di fare sempre qualcosa che abbia un significato.

Lei ha detto che Luis Enrique aveva delle idee interessanti, io però punto di più verso la porta. Quali erano queste idee interessanti?

Penso che sia normale che, uscendo dalla scuola del Barcellona, dove si gioca tanto sul possesso, e possesso significa che devi preparare a lungo l’azione che ti porta alla conclusione.Io sono più veloce, nel senso che facendo tanto possesso si riesce a dare tempo all’avversario di sistemarsi in difesa ed è normale che contro un avversario chiuso è più difficile rispetto ad una difesa non preparata, non sistemata. La differenza è lì, anche se poi dipende dal tipo di giocatori che hai in squadra.

Cosa significa per Zeman nel calcio il tiro dalla distanza, quanto è importante, è contemplato nel suo tipo di gioco?

 I tiri dalla distanza io li chiamo sempre i tiri della disperazione, nel senso che se non si ha un passaggio “dentro” è giusto tirare, però per il mio tipo di gioco ci deve essere sempre uno dei tre attaccanti che può essere servito ma è normale che non ci si riesce sempre. A Pescara non avevo grandi tiratori quindi preferivamo finire dentro l’area per far gol. 

Le hanno fatto piacere i complimenti di Guardiola, che l’ha definita un grande allenatore ed un grande uomo?

Certo, i complimenti fanno sempre piacere,da tutti non solo da Guardiola ma da qualsiasi persona che incontro per strada, è sempre meglio che ricevere le pietre in testa. Però da gente che fa calcio, che ha fatto tanti risultati e che oggi per me è espressione del calcio mondiale, fa piacere doppio.

Il Barcellona secondo lei è la squadra più forte di tutti i tempi?

È difficile fare il paragone con le squadre di tutti i tempi. Quando ero giovane c’è il Real Madrid che ha vinto 5 Coppe Campioni di fila e penso c’erano grandi calciatori ma è normale che si confrontavano con altri tipi di squadre. Quello che ha fatto il Barcellona negli ultimi tempi ci son poche squadre che lo hanno fatto nella loro storia.

Un altro argomento emerso alla conferenza dell’altro giorno è quello relativo al centrocampo con De Rossi. Forse non si è capito benissimo e quindi le chiedo quale sono le caratteristiche del centrale di centrocampo di Zeman? 

Credo che ci sia stato un grande equivoco, nel senso che si è detto che De Rossi non può giocare mediano. Per me De Rossi non è un regista alla Pirlo ma è un centro mediano che può dare equilibrio alla squadra, poi che possa giocare in tutti i tre ruoli del centrocampo è un altro discorso, dipende sicuramente da quello che esige la squadra, dove può essere più positivo per la squadra. 

I due interni di centrocampo devono avere le caratteristiche che avevanoTommasi o Di Francesco, gente di grande dinamicità?

 Anche lì dipende dal centro mediano, se questo è un giocatore di equilibrio, se è più bravo in fase difensiva che offensiva allora può avere accanto giocatori tecnici. A Foggia avevo Barone e Shalimov che erano tecnici con nel mezzo un mediano che era di rottura e copertura.

Pjanic, un giocatore molto tecnico, può ricoprire quel ruolo?

Come mediano basso non lo vedo, come interno sì. Poi si vedrà, queste sono tutte supposizioni, quando uno ha la squadra in mano e vede e prova, magari potrebbe finire anche a fare il terzino, anche se ho i miei dubbi. Però io devo lavorare con quello che vedo sul campo e non con quello che ho sentito dire o che ho visto fare agli altri allenatori.

Guardando le statistiche dello scorso anno del Pescara, l’80% dei gol sono stati segnati dagli attaccanti, questo per lei ha un valore

 Ha un valore nel senso che con me gli attaccanti hanno fatto sempre gol. Il centrocampo serve per costruire e ha lavorato bene l’anno scorso visto che gli attaccanti hanno segnato 90 gol. Anche i difensori hanno dato il loro contributo, ad esempio un gol è arrivato con cross del terzino destro e finalizzazione di quello sinistro.

45 gol in casa e 45 gol in trasferta, anche questo è un dato significativo di una squadra che non calcola il fattore campo?

Sì, la squadra ha giocato sempre allo stesso modo. Scendeva in campo cercando di proporsi, di imporsi. Spesso ci è riuscita e ha giocato in casa come in trasferta senza grossi accorgimenti.

Tredici anni dopo come è cambiato Francesco Totti, che ha seguito in questi anni?

Beh, cambiato.., per me rimane sempre il giocatore più forte che ho avuto a disposizione nella mia carriera. Poi sicuramente è cresciuto, poiché faceva il militare l’ultima volta che l’ho avuto io e aveva del talento che poi ha fatto vedere. Poi il fatto che abbia cambiato ruolo, diventando centravanti e quindi anche più suscettibile a prendere i falli contro e penso che sia stati un po’ tanti i due infortuni che ha avuto.

Lo ha sentito? 

No, lui per ora è lontano: sta in America.

La difesa: che ruolo hanno gli esterni nella sua idea di calcio?

Già ne ho parlato. Per me nel calcio ci sono due fasi e bisogna cercare di far partecipare tutti. È normale che i terzini, visto che gli attaccanti dovrebbero fare gol ed i gol si fanno dentro l’aria di rigore, i terzini quando hanno spazio devono andare a coprire quella zona.

Altra cosa che si nota è che il pallone non si butta mai, neanche per uscire dalla fase difensiva?

Si cerca di giocare sempre. Capisco che non sempre ci si riesce ma il problema del giocare è proprio quello di trovare una soluzione giusta e avere a disposizione i compagni che si mettono a disposizione quando vedono un proprio collega con la palla in difficoltà e se ci si riesce non bisogna buttare la palla sempre.

Ha visto la semifinale della Primavera,ha parlato con Alberto De Rossi equanto si può attingere dal settore giovanile per uno come lei che ama i giovani?

Sì, ho visto la partita e ho visto anche quell acontro il Varese ma non è una sorpresa perché da sempre il vivaio della Roma è stato uno dei più prolifici nel creare i giocatori, poi non dipende sempre da loro ma dalle scelte che si fanno se possono essere utilizzati in prima squadra. Ai tempi miei ho dato la possibilità a molti di entrare in prima squadra, poi magari non hanno fatto la carriera nella Roma ma stanno giocando ancora.

Non possiamo non parlare della preparazione atletica. Negli ultimi anni c’è una tendenza a far sparire il fondo,vedendo così tanto pallone e poca corsa. Qual è la sua opinione in tal senso?

A me dicono di essere antico ma ora stanno tornando tutti a fare più fondo. Io non ho mai smesso di farlo, è un discorso di base e in una preparazione bisogna dare le basi ed il fondo fa parte della base e se non si può fare durante il campionato è normale che vada fatto o prima o dopo.

Abbiamo letto di cellule foto elettriche,di salto in lungo insomma, dobbiamo aspettarci un ritiro un po’ diverso con Zeman? 

Sono cose che servono per i test e per quando faremo velocità. Molti fanno “velocità lenta”, se dai stimoli e dai i tempi, quando lo puoi fare, sicuramente il giocatore è più stimolato. Poi che vi dovete aspettare? Io spero che riuscirò a lavorare secondo i miei programmi e spero che ci presenteremo al campionato in discreta forma.

Torneranno le doppie sedute?

Torneranno. Penso che bisogna lavorare se si vuole migliorare. Credo che più tempo si passaa lavorare più si migliora e si riesce ad esprimere il meglio. Non capisco i discorsi che si fanno sulla mia preparazione definendola massacrante, ma sarà che provengo da altri sport dove ci si allena il doppio o il triplo e non è mai morto nessuno.

I ritiri pre-partita erano stati aboliti da Luis Enrique, lei cosa ne pensa? 

Prima di venire alla Roma ero alla Lazio e non avevo mai fatto ritiro, ma alla Roma secondo me è utile farli. 

Le piacerebbe affrontare l’Europa League, anche se questo cambierebbe il programma degli allenamenti?

A me piace competere, quindi più competizioni sono meglio è. Se la facciamo io sono contento e felice.

Quanto ci metterà il calcio italiano ad uscire dal sistema delle scommesse? 

Credo che sarà lungo. Spero che si risolva questo problema perché non si può continuare così.

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