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In attesa di poter pesare finalmente i fatti, si possono cominciare a pesare le parole. Erano state molto dure quelle pronunciate ier l’altro da Gigi Buffon, che della Nazionale non è soltanto il portiere ma è soprattutto il capitano. Sono in compenso molto lievi quelle cui ha fatto ricorso Cesare Prandelli, che della Nazionale stessa è il commissario tecnico, e da ieri fa ufficialmente rima con sfigatelli.

Buffon se l’era presa, nientemeno, con stampa e magistratura. Senza dedicare un solo accento, come dire, ai compagni che sbagliano. Anzi, agli amministrati che sbagliano, visto che da un paio di settimane il portiere azzurro è anche vicepresidente dell’associazione italiana calciatori.

Strano però, proprio per un portiere, pensare che la miglior difesa sia l’attacco. A maggior ragione se, preparando la partita, non si tien conto del pericolo di un contropiede improvviso, quale quello messo a segno ieri dall’informativa della Guardia di finanza. Non è indagato Buffon, e continua a valere per lui come per tutti la presunzione d’innocenza. Ma se dopo aver dato una scorsa alle cronache qualcuno dovesse concludere che in materia di maîtres à penser se ne son visti di più autorevoli, beh, potrebbe non essere del tutto fuori strada.

Prandelli in compenso non se l’è presa con nessuno. Se non, per l’appunto, con quei pochi sfigatelli che rovinano l’immagine del nostro calcio. Pochi sfigatelli? Nessuno pretende da un commissario tecnico la lettura degli atti giudiziari, visto che c’è già da tanto da fare con le palle inattive. Ma un’occhiata al quadro d’insieme no? Alle proporzioni del fenomeno neppure? E già che ci siamo, perché Criscito no e Bonucci sì?

Alla fine, anzi all’inizio di questa scopertura di una fogna in piena regola, dove c’è spazio per esempio per un’intercettazione in cui Sculli parla di Toni con un pregiudicato dicendo «ho certe sue foto», come un Corona qualsiasi, e chissà che almeno non arrossisca chi lo dipinse come un eroe, Sculli, per aver parlamentato con gli ultras il giorno della vergogna di Marassi, alla fine le uniche parole di questi giorni che abbiano avuto un senso compiuto sono quelle pronunciate da Mario Monti. Già il solo fatto che il Professore, per una volta, avesse rinunciato ai suoi toni flautati e anziché al fioretto dell’ironia, o del sarcasmo, avesse fatto ricorso alla clava, qualcosa doveva pur significare. Poi sui due-tre anni piuttosto che sui due-tre mesi si può anche ragionare. Purché sia il tempo necessario alla disinfestazione.

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