(S. Perinetti) – Lo spirito è quello giusto, la forma fisica c’è: Daniele De Rossi è uno dei leader della nazionale di Cesare Prandelli, l’uomo in più che potrebbe risultare determinante in questo Europeo. (…) col passare dei giorni ho capito che avrei giocato in difesa. Il mister vuole un centrocampista che faccia ripartire la squadra, che sappia impostare la manovra. Avrebbe potuto sostituire Barzagli con un pari ruolo, sarebbe stata la conseguenza più logica. Prandelli si fida dei difensori che ha, ma allo stesso tempo vuole in quella zona del campo un uomo in grado di alimentare la manovra. Credo che questa sia una valida soluzione».
Il romanista accetta di buon grado la decisione presa dal commissario tecnico. Dall’alto della sua esperienza, e della sua caratura internazionale, avrebbe anche potuto declinare l’invito. Ha risposto obbedisco, mettendosi al servizio della sua squadra. «Non è il caso di puntare i piedi – sottolinea – è un torneo con poche partite, è necessario mettersi a disposizione dell’allenatore senza fare troppe storie. Ho già avuto modo di giocare in questo ruolo nella Roma, ma qui in nazionale il mio ruolo sarà molto più simile a quello di un regista classico, sarò il collante tra il reparto di difesa e quello di centrocampo». La sfida contro la Spagna si avvicina, ma le Furie Rosse non spaventano gli azzurri. Rispetto si, paura no. Nonostante le assenze di Puyol e Villa, le Furie Rosse restano una squadra validissima. «La Spagna ha un centrocampo mai visto nella storia del calcio -sottolinea il mediano romanista – giocheremo contro la selezione più forte del mondo, sarà dura. La nazionale spagnola è la più forte, le altre si equivalgono. Ma anche la Spagna in un torneo breve come l’Europeo può essere battuta».
Gli azzurri continuano a essere circondati dalle polemiche post Scommessopoli. De Rossi chiude la porta, e lascia fuori tutto ciò che non riguarda il calcio giocato. «Non vediamo l’ora che questa storia si chiuda – afferma – siamo stanchi di essere accostati a un calcio che non ci appartiene, a situazioni che non appartengono, o che non appartengono alla gran parte di noi. La nazionale va tutelata, vanno fatte distinzioni, non si può generalizzare scrivendo o affermando che tutto l’ambiente calcistico italiano è sporco. Non credo ci sia distanza con i tifosi, ritengo che i nostri sostenitori non associno le nostre figure a quelle dei calciatori che sono stati coinvolti nell’inchiesta. Chi gioca non ha niente a che vedere con tutto quello che è successo. L’emozione di un Europeo è seconda solo a quella di un Mondiale. Quando arrivi da un altro calcio pensi esista solo la Roma, poi quando respiri l’aria di queste manifestazioni ti accorgi che la Nazionale è la squadra di tutti».
Una nazionale dai mille problemi ma – almeno a sentire il giocatore romanista – un gruppo consapevole dei propri mezzi e delle proprie possibilità. «C’è gente che gioca in Premier League, ci sono giocatori di livello – sottolinea De Rossi – personalmente sono fiducioso, credo nei valori tecnici e umani di questo gruppo». Ci crede anche il commissario tecnico Cesare Prandelli, un po’ meno il resto dei suoi connazionali: soltanto uno sportivo su quattro crede nella vittoria degli azzurri. Ma gli altri tre italiani – eventualmente – sono già pronti a saltare sul carro dei vincitori.