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LA REPUBBLICA De Rossi: “Una gara così non la perdo. Loro favoriti, come nel 2006…”

De Rossi in Nazionale

(F.Bocca) – Trecentosessantatre minuti e trentotto secondi di Europeo non gli bastano, un po’ di sciatica può fermare un impiegato, non certo uno che si è fatto tatuare un “divieto di transito” sul polpaccio destro. Daniele De Rossi non si può fermare per molti motivi: primo perché senza di lui il centrocampo dell’Italia è come un tavolino senza una zampa; secondo perché laGermania si affronta col più tedesco dei giocatori (e con gli inglesi era ovviamente il più inglese) — pensate a un Breitner del 1982 o un Overath del 1970 —; terzo perché questa è una notte in cui ci si gioca anche il futuro, e per uno che a Roma chiamano “Capitan futuro” non c’è possibilità di resa. «Una partita così nessuno la vuol mai saltare, mi dispiacerebbe se dovessi farlo per un banale problema fisico. Poi io sono uno che non vuol saltare nemmeno Roma-Triestina di Coppa Italia, pensate un po’». Anche se dopo l’allenamento il problema non era del tutto passato e il dubbio non ancora cancellato. Del resto il fisico è il suo punto di forza. Fisico, fiato e cervello usato in ogni parte del campo: le prime due in difesa, le altre a centrocampo. De Rossi è un veterano, il terzo per presenze azzurre: Buffon (118), Pirlo (87) e lui (76). De Rossi corre, intercetta, comanda, marca, smarca, imposta, tira, prende pali. Fino a quando è stato in campo si era preso la partita con l’Inghilterra, erano gli inglesi a dover far fallo su di lui e non lui su di loro. La famosa semifinale di Dortmund del 2006 non la giocò perché era ancora squalificato per la famigerata gomitata, ma ne ricorda perfettamente l’atmosfera. «Sì la somiglianza con questa partita qui c’è. Sono passati sei anni, non così tanti, anche se ormai siamo rimasti in pochi, fu una serata epica, tutto lasciava pensare a un loro trionfo: in casa e favoriti. Un po’ come adesso. Anche oggi danno tutti i tedeschi per favoriti, ma non ci vedo battuti in partenza. Può diventare una serata storica anche questa». Vuole, deve esserci, perché questa soprattutto è l’unica strada rimasta aperta per frequentare l’Europa, i campioni del suo stesso livello. Alla Roma non ha avuto questa possibilità lo scorso anno, né l’avrà il prossimo«In Nazionale ci metto qualcosa in più anche per questo. Mi diverto, facciamo gioco, è un privilegio esserci. Probabilmente con la Germania non sarà facile fare lo stesso gioco, affrontiamo un avversario più forte, anche loro si prendono il campo. L’unico rischio che non corriamo è quello di sottovalutarli. Non si tratta di essere guerrieri o eroi. Ma professionali, sempre e comunque con qualsiasi squadra ». Pirlo e De Rossi hanno in mano l’Italia, la guidano in coppia: in azzurro hanno segnato lo stesso numero di gol, dieci. Uno pensa, l’altro esegue. Uno è il braccio e l’altro la mente. Anche se le suddivisioni non sono così rigide. De Rossi ad esempio ha il vocione e ha messo a posto quella testa calda di Balotelli. L’attaccante ha risposto male a un rimprovero tecnico, a De Rossi si è gonfiata la vena, il diverbio durissimo, Cassano (pensa un po’) a fare da intercapedine. «Balotelli è un giocatore della squadra, ha grandi qualità e viene trattato come gli altri. Quel battibecco a Kiev magari si è notato un po’ di più a causa della lontananza, l’agonismo e l’adrenalina. È successo con lui, ma come con altri compagni. Negli spogliatoi abbiamo parlato, non c’è stato alcun focolaio di rissa. Poi visto che secondo tempo che ha fatto?» Lui e Nocerino portano la barba, anche così De Rossi si è fatta una certa autorevolezza.

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