(F. Balzani) – Zeman non vedeva l’ora di tornare a Roma. La confessione è stata fatta dal tecnico a France Football 15 giorni fa (poche ore prima dell’incontro decisivo con Baldini a Carsoli) ed è stata pubblicata ieri dal magazine transalpino. «Io la Roma la amo follemente – ha giurato il boemo – e torno per far divertire i tifosi ». E magari per tornare a combattere i poteri forti del calcio («È un allenatore di valore e, viste le frequenti battute, ora la Juve ha un nemico in più», ha detto ieri Capello). «Sono convinto che il presidente Sensi subì pressioni per non rinnovarmi il contratto nel ’99 – ha ribadito Zeman -. E altre pressioni furono esercitate su altri presidenti». Zdenek torna alle polemiche su doping e calciopoli: «Mi chiamavano in tanti, anche da grosse società, e dopo qualche giorno non mi chiamarono più. È chiaro che tutti erano condizionati da quel sistema». Oggi però i tempi sono cambiati: «Se avessi pensato che la mia venuta avrebbe arrecato un pregiudizio alla Roma non avrei firmato. La mia ambizione è proporre un calcio di qualità per far divertire i tifosi».
Che, dopo un’annata vissuta tra speranze e delusioni con Luis Enrique, si stanno abbonando in massa. «Gli spettatori vogliono vedere gol e spettacolo e io seguo sempre quello che dice il popolo. Per me non conta solo vincere: il modo in cui si vince è altrettanto importante». Impronta che per Zeman coincide da sempre con un 4-3-3 spregiudicato, ma raramente vincente in serie A. «Quasi tutti sono convinti che a vincere siano gli allenatori. Io invece penso che a vincere sono le società, e se uno non ha alle spalle una società forte è difficile ottenere dei titoli. È da vedere se certi allenatori che vincono nelle grande piazze, sarebbero capaci di farlo in realtà meno forti». In una cosa Zeman e Luis Enrique la pensano allo stesso modo: «A parte il Barcellona o la Spagna, tutte le altre stanno in campo soprattutto per non fare giocare l’avversario ». Poi una stoccata sul calcioscommesse: «Il problema è che il calcio per molti è diventato solo un grande business. Chi proprio non capisco sono i giocatori famosi e ben pagati che forse hanno smarrito la passione per questo bel gioco». Chi non lo ha fatto è Totti definito da Zeman «un esempio che ha sempre vissuto il calcio allo stesso modo». E che sarà di nuovo capitano di Zemanlandia.