(R. Maida) – Fabio Borini, un altro talento che lascia la serie A.
«E’ una scelta di vita, vado nella casa del calcio. Il mio cuore è in Inghilterra, dove mi sento libero di fare e di essere: in campo e nella vita. Sapevo che prima o poi sarei tornato».
Prima o poi… è passato solo un anno.
«Sicuramente pensavo di restare alla Roma ancora un po’. Ho anche comprato casa in città. Ma il calcio è imprevedibile».
E’ spuntato Rodgers, è arrivato il Liverpool.
«L’allenatore ha influito nella mia decisione. Ma ha contato anche lo stimolo di un club glorioso. A Liverpool posso fare un altro passo in avanti nella mia carriera».
Ai tifosi della Roma queste parole non piaceranno.
«No, anzi, con loro ho un ottimo rapporto. Quelli che ho incontrato mi hanno augurato i migliori successi».
Con chi va in Inghilterra?
«Da solo. Parto sempre da solo».
Ha deciso di Borini di andare via?
«E’ stata una scelta fatta in sintonia con la società. E vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato in questo periodo: il mio procuratore De Marchi, i dirigenti della Roma, i dipendenti di Trigoria, i compagni di squadra».
Si diceva che non corresse buon sangue tra Borini e gli altri.
«Falso. Non ho mai avuto problemi con nessuno».
La squadra organizzava cene di gruppo senza Borini.
«Non ho partecipato a due cene, su un totale di tre credo, perché avevo la famiglia che veniva a Roma per me. Stop».
Certe dichiarazioni non sono state apprezzate. Una volta disse: «Piuttosto che uscire la sera, sarebbe meglio stare a casa».
«Forse certe parole non le direi più. Ma quelle frasi furono equivocate: era un discorso complesso, fu estrapolato solo un concetto».
E la storia del ritardo di De Rossi? Lei commentò: «A me non sarebbe mai successo».
«Mi chiesero cosa ne pensassi, risposi la verità: io arrivo sempre con venti minuti d’anticipo agli appuntamenti. Faccio così anche con gli amici. Sarà mica un difetto essere puntuali?».
Puntuale è stata anche la sua firma con il Liverpool. La settimana prossima potrà sfidare la Roma a Boston.
«No, non giocherò. Sarò a Boston ma mi allenerò in disparte. Così potrò salutare i miei ex compagni».
La Roma molla Borini e vira su Destro. La mossa è giusta?
«Mattia è il migliore amico che ho nel calcio, figurarsi se giudico. Di sicuro se la Roma lo prende non sbaglia: è un grande attaccante».
Non le resta il rimpianto di non aver provato Zeman?
«Non saprei. Non lo conosco».
E di Luis Enrique che dice? Come spiega il suo fallimento a Roma?
«Non è stato un fallimento, a me lui ha insegnato molto. Torno alla mentalità italiana che
«Pensavo di restare a Roma un po’ di più Destro è l’attaccante giovane più bravo oltre che un amico: è diversa da quella inglese: Luis Enrique avrebbe avuto bisogno di tempo. Da noi non c’è».
La convincono i proprietari e i dirigenti della Roma?
«Sì. Hanno idee vincenti, i tifosi possono fidarsi. Anche se non so quanto tempo ci vorrà per avere risultati».
Parliamo di Nazionale. E’ deluso dall’Europeo? Non ha giocato nemmeno un minuto…
«Sono sincero: non mi aspettavo di non giocare. E non ero contento, ovviamente. Ho sperato fino all’ultimo, anche in finale, di entrare. Ma non è capitato, andiamo avanti».
Cosa pensa di quello che ha detto Cassano sui gay?
«Ha chiarito il suo pensiero e si è scusato».
Ma i gay nel calcio esistono?
«Gli omosessuali sono dappertutto. Non c’è niente di male, non sono malati. Il fatto è che nel calcio fanno notizia».
Non crede che proprio i calciatori dovrebbero uscire allo scoperto per battere i pregiudizi?
«E’ una questione personale. Molto personale. E’ il mondo a dover cambiare, non i calciatori. A noi calciatori non conviene dire la verità in un ambiente come il nostro. E poi non capisco perché un omosessuale debba essere forzato a parlare dei propri gusti e un eterosessuale no».