(P. Torri) – Si fa. Stavolta, si fa. Lo stadio della Roma non è mai stato così vicino a vedere la prima pietra. Se ne parla da decenni, chiacchiere e parole, presentazioni e modellini, promesse e bugie.
Ora, invece, la Roma americana ha puntato forte, se non tutto, sulla costruzione della casa dei romanisti perché è qui che sta il business . Stavolta, si fa. Perché mai come in questo momento ci sono tutti i presupposti perché si arrivi a dama. C’è la ferma volontà dei proprietari. C’è la totale collaborazione della politica. C’è una legge sugli stadi appena approvata dalla Camera e che potrebbe avere il sì definitivo dal Senato nello spazio di poche settimane. C’è un progetto che prevede la costruzione dello stadio a costo zero, pazienza se si dovrà pagare l’architetto Gino Zavanella, il professionista che aveva disegnato e progettato lo stadio Franco Sensi, peccato non sia mai stato pagato. (…)
VOLONTA’ – Potrà sembrare un paradosso, ma in questo momento c’è qualcuno che ha ancora più fretta della Roma stessa per la costruzione del nuovo impianto. E questo qualcuno conta perché altri non è che il Comune di Roma, a partire dal sindaco Alemanno. Non va dimenticato, infatti, come in occasione della campagna elettorale che lo ha portato a primo cittadino della capitale, l’attuale numero uno nel suo programma aveva parlato dei nuovi stadi di Roma e Lazio. Un impegno che vuole onorare, se non altro perché sta scadendo il suo mandato e il prossimo anno ci saranno le nuove elezioni. Sono già stati ripetuti e fruttuosi gli incontri tra il Comune e i dirigenti giallorossi, incontri cominciati già prima che la Cushman & Wakefield consegnasse alla società giallorossa la lista dei terreni (ne sono stati selezionati un’ottantina ridotti subito a meno di dieci) su cui costruire lo stadio. E sono incontri che andranno avanti senza sosta fino a quando non si sceglierà la zona dove costruire, avendo come obiettivo minimo quello di decidere entro il prossimo gennaio. La short list sta diventando, incontro dopo incontro, sempre più short, si è già arrivati a tre-quattro aree, in particolare Tor di Valle, Aurelia, Tor Vergata, con la prima che rimane quella favorita anche per gli ottimi rapporti tra Comune, Roma e il gruppo Parnasi proprietario dei terreni dove ora sorge l’ippodromo di trotto (e la società che gestisce l’ippodromo è già pronta a dire sì).
TEMPI – L’obiettivo è cominciare la stagione 2015-16 nel nuovo stadio. In pratica tre anni. Possono sembrare pochi, ma se tutto andrà come si auspicano a Trigoria, è un obiettivo fattibile, al massimo ci potrà essere un ritardo di un anno. Gli step sono questi: 1) scelta dell’area nel gennaio del 2013; 2) inizio dei lavori dodici mesi dopo come, peraltro, previsto dalla legge sugli stadi che, appunto, prevede in un anno il tempo necessario per concedere tutte le autorizzazioni; 3) fine dei lavori nel giugno del 2015.
MODELLO – E’ lo stadio dei Dallas Cowboys di football americano, un autentico gioiello. E’ chiaro che non potrà essere uguale visto che i due sport sono un po’ differenti, ma l’intento è quello di costruire uno stadio moderno e funzionale, per una capienza intorno ai sessantamila posti con l’obiettivo di venderne i due-terzi in abbonamento. Obiettivo che, se conosciamo un po’ i tifosi giallorossi, è già raggiunto.Si fa, stavolta si fa.