(S. Di Segni) – I figli di Zeman. Campioni come Totti, sì, ma anche un esercito di carneadi. Perfetti sconosciuti, talvolta illuminati, in altri casi fulminati. Alcuni perfino increduli di fronte all’occasione della vita: «Ma siete sicuri? Proprio io?». Accadde ad Alessandro Romano, ex centrocampista del Cesena, voluto dal boemo alla Lazio. Gita organizzata per vedere all’opera un giovanissimo Ambrosini, “Sdengo” indicò quell’altro: «No, il biondo no. Voglio lui». Un paio di apparizioni bastarono a capire che aveva ragione il ragazzo: non era falsa modestia.
Vi ricordate invece di Alessandro Frau? Estate 1998, Zeman confidò le sue certezze a un amico scettico: «Stai scherzando? Fidati di me, diventerà più forte di Del Piero». Completare l’elenco degli abbagli sarebbe ingeneroso. Perchè poi c’è uno stuolo di nomi importanti, divenuti tali solo dopo l’incontro con il Maestro. Foggia, dov’è nata Zemanlandia, è stata una fucina: Beppe Signori e i suoi fratelli gli saranno riconoscenti a vita. Da Petrescu a Manicone, da Rambaudi a Di Biagio: e chi li conosceva?
C’è gente che ha vinto il Pallone d’Oro, dopo essere stata pescata da Zeman: Nedved era un giovane di belle speranze quando il tecnico chiese a Cragnoti di acquistarlo dallo Sparta Praga. In quella Lazio sono esplosi Di Matteo e Nesta, in quella squadra trovò spazio Gottardi, uno che con Eriksson avrebbe conosciuto notti magiche.
La prima era giallorossa non smentì la fama dello stregone: Di Francesco e Tommasi accumularono convocazioni in Nazionale, Alenichev dopotutto avrebbe vinto una Champions con il Porto di Mourinho. Dopo l’esilio ai margini del calcio che conta, venne il tempo dei pescaresi: Verratti, Insigne, Immobile. Il peso del boemo? Milioni e milioni di euro. Gli stessi che non si trovavano, quando lui chiedeva Shevchenko, Montella e Trezeguet…