(P.Torri) – Rivoluzione doveva essere, rivoluzione è stata. Per quella culturale c’era e c’è bisogno di tempo, per quella tecnica no. E’ bene ricordare, soprattutto agli smemorati (eufemismo), che il definitivo cambio di proprietà è avvenuto meno di un anno fa. Eppure undici mesi sono stati sufficienti per cancellare la Roma che fu e proporne una completamente nuova, con un’età media proiettata nel presente e nel futuro, azzerando o quasi la rosa dell’ultimo Ranieri-Montella, una Roma che era arrivata al capolinea del suo ciclo.
Sono rimasti i capitani di oggi e domani, Totti e De Rossi, Burdisso in mezzo alla difesa, Taddei, jolly buono per entrambe le fasce, Perrotta ma solo perché il suo contratto si è rinnovato automaticamente. A tutti gli altri è stato dato il benservito. A qualcuno perché voleva andare via (Doni, Vucinic, Menez), ad altri perché non rientravano più nel progetto tecnico (Juan, Riise, Simplicio, Brighi), ad altri ancora perchè il contratto non gli è stato rinnovato (Cicinho, Cassetti) e in più ce ne sono altri di fatto già salutati (Borriello, Pizarro, Julio Sergio). Sono arrivati ventuno giocatori nuovi (qualcuno come Borini, Kjaer e Gago è già stato salutato) per un bilancio di mercato, tra lo scorso anno e questo, che dice oltre cinquantadue milioni di passivo. Destinato a crescere perché i movimenti in entrata non sono ancora conclusi.
Bene, il campo ci dirà se le scelte di mercato sono state giuste, ma quello che ci piace sottolineare e condividere, è che in Italia e in Europa, sceicchi a parte, la Roma negli ultimi due anni è stata una delle società che ha più speso. Magari con grande sorpresa di chi continua a parlare degli americani come fantasmi. Ma se mai questa Roma dovesse vincere qualche cosa, gli smemorati (eufemismo) che ci racconteranno?