(S.Di Segni) – Rottura, rivoluzione, progetto. Giovani feroci e affamati, calcisticamente arroganti, possibilmente educati fuori dal campo. Un mix americano di pensieri e parole: vocaboli tanto abusati da diventare antipatici. Ma cosa è rimasto dei propositi annunciati all’alba del passaggio di proprietà? Passati per la dura prova di una stagione complicatissima, resistono. Un anno di sconfitte atroci sul campo non ha compromesso l’appeal della Roma: l’arrivo di Zdenek Zeman e il secondo restyling della rosa hanno fatto sì che l’entusiasmo non crollasse con le sorti di Luis Enrique.
RIBALTONE– Abbassare l’età media (e il monte ingaggi), sovvertire gli usi dello spogliatoio, rompere con il passato: missione intrigante e tutt’altro che semplice per il direttore sportivo Walter Sabatini. A distanza di dodici mesi, c’è una Roma sparita: non sono le bellezze sotterranee della Capitale, ma la squadra che Vincenzo Montella prese in consegna da Claudio Ranieri. (..) E allora, ecco come gli americani ti ribaltano la Roma: allenatore nuovo, tredici acquisti tra la sessione estiva e quella invernale del mercato e una serie di cessioni inevitabili, compresa quella di Philippe Mexes, sulla quale un giorno sarebbe anche interessante fare chiarezza…
RESTYLING– Al netto delle operazioni mal riuscite, vedi Kjaer e Josè Angel, gli americani gettarono già al primo tentativo le basi per la Roma del futuro: Pjanic, Lamela e Nico Lopez (tesserato a gennaio), incarnano l’idea. Un estate fa il consorzio a stelle e strisce sopportò l’addio di Mirko Vucinic e di fatto diede il benservito a Jeremy Menez. Per cogliere la misura dello stravolgimento, oggi basta sovrapporre la formazione tipo di Montella, disposta secondo il 4-2-3-1, con una delle tante che potrebbe schierare Zeman. Tre superstiti, Totti, De Rossi e Burdisso, in fondo tre capitani: quello del presente, quello del futuro e quello che non porta mai la fascia al braccio. E’ stata o no rivoluzione?
LAVORI IN CORSO– L’estate in corso è servita e servirà a dare un’ulteriore spallata alla Roma di una volta: via Cicinho, Cassetti, Juan e Greco; via anche Kjaer, Gago e Borini, per certi versi un altro segnale di vivacità sul mercato. Ecco Dodò, Tachtsidis, Castan, Bradley, Destro e Piris: un cocktail di carneadi e prodotti più consolidati, un attaccante, il Mattia conteso, come fiore all’occhiello della sessione. Giurano, a Trigoria, che il via vai non sia finito qui. Mentre Sabatini spera di riuscire a collocare altrove Perrotta, Pizarro e Borriello, il ds lavora per consegnare al boemo altri tre rinforzi: calciatori fatti, gente affidabile. Anche se il tempo delle scommesse, per l’architetto del mercato romanista, non sarà mai finito: le puntate sparse per il mondo, dopotutto, fanno parte del progetto. O è vietato dire «progetto»?