(M. CECCHINI) Nel nome del padre, del tackle e del dio denaro. Ecco la trinità profana che ha portato all’epifania di Michael Sheehan Bradley in riva al Tevere. Un «miracolo» calcistico che in realtà ha basi tecniche più solide di quello che si pensi, anche se a Trigoria, lo scorso anno, c’era chi lo giudicava adatto solo a squadre di metà classifica. Ma il tempo rende giustizia a chi lavora, e così oggi il centrocampista statunitense festeggerà il suo 25° compleanno alla Roma, sperando che sia il primo di una lunga serie.
Papà allenatore Suo padre Robert, comunque, deve avergli trasmesso la passione del calcio nel patrimonio genetico, visto che — oltre ad aver guidato diversi club negli Stati Uniti — è stato anche c.t. dell’Egitto e degli stessi Usa. Ma mister Bob, che ha allenato il figlio sia nel suo primo anno professionistico (ai MetroStars) che in nazionale, non gli ha mai regalato nulla. Non a caso Bradley junior presto è entrato nel mirino del club europei, passando nel 2006 agli olandesi dell’Heerenveen e nel 2008 ai tedeschi del Borussia Moenchengladbach, senza contare che con gli Usa ha già accumulato 62 partite e segnato 9 reti, vincendo tra l’altro una Gold Cup (2007) e arrivando secondo sempre a una Gold Cup (2011) e a una Confederations Cup (2009).
Due ruoli Insomma, Michael è un giocatore vero, che anche nelle prime amichevoli in giallorosso ha saputo dimostrare tutto il suo valore. Zeman infatti lo ha impiegato sia come interno di centrocampo, sia da centrale davanti alla difesa, venendo ripagato in termini di robustezza e di concretezza sotto porta. Non a caso è stata sua la prima rete segnata nell’amichevole di Boston contro il Liverpool, che ha fatto esultare gli statunitensi sugli spalti.
Marketing Il suo ingaggio, infatti, ha avuto anche una valenza promozionale non indifferente. In una Roma con proprietà a stelle e strisce, infatti, avere un calciatore nato in New Jersey (Princeton), con «look» da marine e mano destra sempre pronto a piazzarsi sul cuore ogni volta che suona l’inno del suo Paese, si sta dimostrando un formidabile veicolo per le esigenze di un marketing in crescita sensibile. Non a caso, nella tournée in Usa appena terminata, insieme a Totti è stato Bradley il giocatore più ricercato dai media. La svolta Il centrocampista sa di essere ad un punto di svolta della carriera e per questo ha cominciato la sua avventura col piglio del guerriero. “Ho sognato di giocare per uno dei più grandi club del mondo, uno con tanta tradizione e passione — ha detto —. Qui c’è un potenziale di vittoria altissimo. Per me è ora di mostrare che posso essere un giocatore in grado di aiutare a far vincere questa squadra”. Di sicuro papà Bob e il patron Pallotta faranno il tifo per lui. L’America, in fondo, non è poi così lontana.