(M. Cecchini) – È inevitabile: anche per un’amichevole c’è sempre aria di leggenda attorno a Roma-Liverpool. E se il risultato alla fine racconta di un 2-1 santificato dai gol tutti nella ripresa di Bradley e Florenzi, a cui segue la rete di Adam, il contorno ricongiunge ad un passato mai dimenticato. Nel centenario Fenway Park, lo stadio di baseball più antico d’America — la cui proprietà coincide con quella dei «reds» — prima del match e all’intervallo scorrono le immagini della finale di Coppa Campioni del 1984, quella maledetta, persa dalla Roma ai rigori. Quasi una coltellata per i tifosi giallorossi, schiacciati dalla preponderanza del tifo inglese per un tutto esaurito da 41.000 presenze. Visto l’ambiente anglosassone, non è un caso, forse, che gli inni suonati prima del via siano solo quello statunitense e il classico «You’ll never walk alone». Una piccola gaffe, a cui la Roma pome rimedio con un successo convincente.
Quante assenze – La squadra di Zeman, reduce da 4 vittorie in altrettante partite, in avvio schiera Lopez al posto di Lamela, mentre Totti, partendo da sinistra, si scambia spesso di posizione con Pjanic, smistando così la palla dalla trequarti. Schemi e movimenti del boemo si vedono bene,agevolati anche delle moltissime assenze nel Liverpool. Tra giocatori all’Olimpiade (Suarez, Bellamy, Coates) o reduci dall’Europeo (Reina, Gerrard, Carroll, Johnson, Henderson e Borini), il neo tecnico Rodgers (ex Swansea) infatti schiera un Liverpool assai sperimentale, che però si vede che ama giocare la palla. Certo, gli errori non mancano, tant’è vero che nel giro di 17′ la Roma sfiora il gol tre volte: con Lopez (che sbaglia di testa da due passi), Tachtsidis (che conclude male addosso a Gulacs) e con Osvaldo (che impegna il portiere). A quel punto il Liverpool si riorganizza intorno a Shelvey, che due volte impegna Lobont da ottima posizione, mentre il sempreverde Joe Cole si rende pericoloso con tagli dalla sinistra che lo portano al tiro. Non a caso colpisce una traversa e impegna ancora una volta l’attento Lobont.
Classe operaia – Nella ripresa, però, i cambi penalizzano ulteriormente gli inglesi che, graziati da Rosi in avvio, subiscono l’uno-due ad opera di Bradley e Florenzi. Sul primo gol l’americano sfrutta l’assist di Lamela, mentre sul raddoppio Florenzi è bravo ad infilare l palla respinta da Jones su conclusione ancora di Lamela. Non basta, al 41′ è sempre Erik a colpire il palo dopo un gran numero. Non ci fosse il gran sinistro di Adam che riapre il match al 35′, per i giallorossi sarebbe quasi passerella, ma basta sentire alla fine i tanti spettatori neutrali accompagnare le ultime azioni col coro di «Roma, Roma» per capire che l’effetto Zeman sta prendendo quota. Pallotta in tribuna avrà apprezzato.