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GAZZETTA GIALLOROSSA Zeman sì, ma non facciamoci imbonire

Zeman e Totti

Zeman sì, ma non facciamoci imbonire troppo. Il ritorno del Boemo sulla panchina giallorossa ha scaldato, e non poco, gli animi dei tifosi giallorossi. Ha fatto cedere anche coloro i quali avevano detto addio ormai da tempo allo stadio ed agli scomodi seggiolini blu, spingendoli ad abbonarsi di nuovo. Perché con Zeman il divertimento è assicurato. Con Zeman non puoi annoiarti. Le sue squadre attaccano per 90’ minuti e l’avversario lo strapazzano. Non mancano di certo le “imbarcate”, ma il pensiero del tifoso medio romanista è semplice e conciso: “Perde pe’ perde, almeno cor boemo se divertimo”. Con il ritorno di Zeman è arrivata anche la convinzione di gran parte della tifoseria che il tecnico boemo abbia una sorta di bacchetta magica, capace di trasformare rospi in principesse e giocatori scarsi in campioni. Una convinzione in parte giusta, in quanto “sdengo” di magie in carriera ne ha fatte e tante: dal Foggia dei miracoli all’ultima stagione a Pescara, dove vincendo il campionato ha riportato i “delfini” in Serie A. Belle cose e grandi risultati. Risultati che i tifosi giallorossi vorrebbero vedere anche a Roma quest’anno, rimirando magari un giocatore mediocre diventare un fenomeno. Il pensiero comune è quello che con non si sa quali incantesimi, il boemo possa far diventare magari Rosi e J.Angel due giocatori di pallone, e poi magari anche due terzini. Sarebbe bellissimo a pensarci. Zeman arriva, trasforma e vince. Bello ma troppo bello per esser vero. Le parole di Walter Sabatini nella conferenza stampa di domenica sono state chiare e possono essere riassunte brevemente con il seguente virgolettato: “Non arriveranno campioni”. E uno ascoltando queste parole pensa di conseguenza: Se non arriveranno campioni, dunque arriveranno giocatori buoni e mediocri”. Ma per la maggior parte dei tifosi non è un problema, perché tanto poi c’è Zeman, che con i suoi super poteri trasforma tutto in oro. Ed è qua che il tifoso della Roma viene meno, quel tifoso che giustamente per anni ha chiesto i campioni e che oggi davanti all’acquisto di uno sconosciutissimo Dodò esclama: “Ma tanto c’è Zeman”. Zeman c’è, ed è un buonissimo tecnico, ma come tutti gli esseri umani le magie non le sa fare. Per vincere ci vogliono i campioni, quelli veri. Lo sanno gli addetti ai lavori, lo sanno i tifosi (non tutti) e lo sa Francesco Totti, che nella conferenza stampa di ieri è stato chiaro: “Non può essere un anno di transizione, servono i campioni per vincere ed a questa Roma mancano quei giocatori che la metterebbero al livello delle big di Serie A”. Un messaggio conciso, che non stupisce e che condividerà in pieno anche il ds Walter Sabatini, che, com’è giusto che sia, deve calrsi però nel gioco delle parti.

Gli acquisti che la Roma deve mettere a segno e che servono sono parecchi. A partire dalla difesa, il reparto forse con più lacune di tutti e forse quello fondamentale. Perché come il calcio ci ha insegnato in tutti questi anni i campionati li vince chi prende meno gol. E di certo questa Roma non partirà per vincere lo scudetto, ma è lontana anche dal competere con Inter, Milan e Juve per un terzo posto in classifica. E’ lontana un Rosi, che nonostante i tempi sbalorditivi durante i test e la dedizione al lavoro, resta un giocatore non di livello. E’ lontana un Josè Angel, che anche nell’amichevole contro la Val Pusteria ha dimostrato di non essere da Roma. E’ lontana un Castan, un Bradley ed un Dodò. Proprio Dodò, l’acquisto arrivato a parametro zero dal Brasile. Un perfetto sconosciuto, come sconosciuto era quel Zamblera classe ’90, o erano quei Kuffour o quei Barusso acquistati sempre in scadenza di contratto dai Sensi. Ma perché all’epoca si contestava e si mugugnava per acquisti del genere ed oggi la cosa ci lascia indifferenti? Perché Zamblera no e Dodò si? La risposta è una sola ed univoca: perché c’è Zeman. Magari Zeman riuscirà anche a tirare fuori qualcosa di buono da questi giovani calciatori, magari 2-3 li prenderà sotto la sua chioccia e li farà sbocciare. Ma non tutti. A Zeman perché riesca a fare il lavoro che vuole va data una squadra, una squadra forte e competitiva in tutti i reparti. Una squadra che possa arrivare in alto: e per arrivare in alto servono i campioni.

Zeman è stato preso e la gente di Roma ha ringraziato questa nuova proprietà. Perché per molti il ritorno di Zeman è stato vissuto come un ritorno al passato, a quella Roma che contro tutto e tutti combatteva fino all’ultimo minuto su tutti i campi. Un ritorno verso quella lotta contro il calcio dei prepotenti che a Roma non si sopporta. Ma Zeman non deve essere uno specchietto per le allodole. I tifosi devono tornare a fare i tifosi, devono apripre gli occhi e pretendere che vengano acquistati giocatori forti, di carattere e di livello che ti permettono di vincere. Perché una citttà come Roma si merita una grande squadra. Un pubblico come quello di Roma ed una curva come la Sud si meritano di vivere emozioni forti, partite decisive e finali. Dare tempo a questa società è giusto, ma allo stesso tempo devono arrivare però i risultati. Risultati che il tifoso è giusto che chieda e pretenda. Pretendereil meglio è un diritto ed un dovere di ogni tifoso. E la dimostrazione di affetto che i tifosi della Roma hanno dimostrato lo scorso anno non ha eguali nella storia della società giallorossa. Nonostante i risultati pessimi e deludenti non hanno mai lasciato sola la squadra, e l’hanno seguita fino all’ultimo minuto dell’ultima partita di campionato. Ed il messaggio che deve arrivare alla società in primis e poi ai calciatori, che, tolto il mercato, la maglia la devono onorare, è uno solo: “Noi il nostro lo abbiamo fatto e lo faremo ancora, ora tocca a voi…”

Edwin Iacobacci

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