(RICCARDO PRATESI) – Spagna-Italia, chi vince, stasera a Kiev, prende tutto. L’Europeo 2012, anzitutto. Ma la Roja si prenderebbe pure un posto nella leggenda del pallone, completando il triplete consecutivo di successi: Euro 2008 in Austria-Svizzera, il Mondiale 2010 in Sudafrica ed Euro 2012 in Polonia-Ucraina. L’Italia si riprenderebbe invece lo scettro di regina del pallone, conquistato nel 2006 al Mondiale, a Berlino e consegnato agli iberici due anni dopo, quando a Vienna finì 4-2 ai rigori, nei quarti dell’Europeo, e la Spagna iniziò così il ciclo di successi. Allora fu un passaggio di consegne, chissà che lo scambio di testimone non possa ripetersi a parti invertite. Un successo azzurro riporterebbe il bilancio della storia contemporanea in parità: un Mondiale e un Europeo a testa nelle ultime quattro grandi competizioni a cui accedono le squadre del vecchio continente. E’ sfida tra giganti, calcisticamente parlando.
LE RAGIONI PER DIRE SPAGNA — Quella di Del Bosque è una squadra, anzi una generazione, vincente. Come poche altre, nella storia del pallone. I successi in nazionale sono scritti nell’albo d’oro, ma questi spagnoli hanno dominato la scena anche con i club, a testimonianza del loro valore assoluto. Soprattutto col Barcellona, spina dorsale della Spagna, dei vari Piquè, Xavi, Iniesta, Busquets, ora Fabregas. Giocatori abituati ad alzare trofei, come ha ricordato Buffon, a sentirsi più forti. Hanno fiducia e convinzione. E pure il gruppo del Real Madrid, Casillas in testa, con Mourinho in panca ha ricominciato a mettere in bacheca trofei. E’ un nucleo abituato a giocare le finali, sa come interpretarle. Poi la Spagna, o meglio, il Barcellona e poi la Spagna per estensione, ha brevettato e diffuso un modo di giocare unico. Al quale si è ispirata, con i dovuti correttivi peculiari, pure l’Italia. I tratti sono caratteristici: gioco palla a terra, possesso palla prolungato, mentalità offensiva, predominio territoriale, pressing alto e, come ha raccontato Prandelli, un attacco non imperniato sul singolo, ma sul concetto di spazio in profondità. Ora, quando si affrontano due squadre che giocano in maniera simile, di solito vince quella più forte, o quantomeno quella più rodata. Infine, la Spagna ha una motivazione straordinaria, completare il triplete: non è un caso che il clan spagnolo parli di gara più importante di sempre.
LE RAGIONI PER DIRE ITALIA — L’Italia arriva a Kiev con lo stato d’animo migliore: quello di chi è andato oltre le aspettative, con poca pressione addosso, anche se una finale di un Europeo resta un’occasione unica. E con una condizione psicofisica in crescita. L’Italia delle partite ad eliminazione diretta è stata migliore di quella vista nel girone, e con la Germania ha fatto ancora meglio che con l’Inghilterra. Una progressiva presa di coscienza dei propri mezzi. Mentre la Spagna ha zoppicato, in semifinale col Portogallo. Poi i precedenti fanno sorridere gli Azzurri. Nelle 11 sfide non amichevoli la Spagna ha vinto una volta sola, anche se va aggiunto il successo ai rigori del 2008, quando fu decisivo il centro di Fabregas dopo gli errori di De Rossi e Di Natale. E però, persino quella super Spagna che si avviava a vincere tutto faticò contro l’Italia. Nell’agosto 2011, in amichevole a Bari, l’Italia ha vinto, giocando bene, tre settimane fa, a Danzica, nella prima uscita del suo Europeo, la Nazionale ha pareggiato 1-1, giocandosela alla pari, e passando in vantaggio. Si è accorta, come ha detto Chiellini ieri, che “gli spagnoli sono umani”. Eppoi l’Italia ha un centravanti, quello che alla Spagna manca, se è vero che davanti potrebbe giocare ancora Fabregas, peraltro fantastico trequartista. Ma se Balotelli sarà quello ammirato a Varsavia con la Germania, l’Italia, più abituata a verticalizzare della narcisista Spagna, potrà contare su un terminale di gioco micidiale. Che può fare la differenza.
Fonte: Gazzetta.it