(S.Olivari) – Fabio Borini al Liverpool dimostra che Zdenek Zeman è l’alibi ideale per giustificare un calciomercato poco scintillante(”Tanto lui sa valorizzare anche gli sconosciuti”) in attesa di giustificare risultati che con questa rosa della Roma difficilmente saranno migliori di quelli di Luis Enrique (“Il sistema ce l’ha con lui”). Per questo dopo la promozione in A ottenuta con il Pescara il boemo aveva così tanto mercato. Non per i suoi metodi di lavoro, eccellenti (e senza doping, per questo ci sono i gradoni e tutto il resto) ma copiabili.
Non per i suoi valori etici, molto superiori alla media degli uomini di calcio (non che ci voglia tanto). Non per i suoi schemi, uguali da decenni. Ma proprio pertché Zeman significa far digerire alla piazza, dopo tanto straparlare di progetto giovani, la cessione di uno dei migliori giovani del calcio italiano per una cifra (13,5 milioni di euro) nemmeno clamorosa e comunque pari all’ingaggio lordo annuale di De Rossi. Che, detto fra parentesi, magari non sarà entusiasta di essere rimasto in una Roma indebolita. Un attaccante della Nazionale, Borini, di sicuro un ragazzo con un rendimento in ascesa. Senza nemmeno avere generato chissà quali guadagni, visto che fra prestito, comproprietà e riscatto Borini era costato alla Roma circa 10 milioni e che aggiungendo l’ingaggio non si arriva lontani dalla cifra che Brendan Rodgers ha concordato con Baldini. Il discorso tattico, perché vedrete che fra qualche mese qualcuno imputerà questa cessione a Zeman, non sta in piedi perché chi ha giocato con Luis Enrique lo può fare anche con il boemo. E quello finanzario lascia perplessi, facendo i semplici conti di qualche riga sopra. D’accordo che il calcio italiano sta navigando a vista, spacciando per ‘progetti’ (basti pensare al mercato delle milanesi) quelle che altro non sono che svendite dal ‘Compro oro’ di turno, ma la vicenda Borini nasconde probabilmente qualcosa che ci sfugge e che prima o poi verrà fuori.