(U. TRANI) –«Sì, può». Zdenek Zeman non pronuncia mai quella parola. Ma quel «sì, può» è già rimbalzato in Italia. Perché un giornalista italoamericano, senza voler sistemare una trappola sul campo dei Cubs già di suo rattoppato (cosa scontata: nella zona del diamante di solito c’è la terra e non l’erba), costringe Zeman a sbilanciarsi. Perché gli chiede se la sua Roma può vincere lo scudetto. E la risposta è stata affermativa. «Sì, si può».
«Allenarsi con questo caldo non è facile nemmeno in montagna, figuratevi qui». Zeman fa lavorare la Roma al mattino. Caldo secco, più di trenta gradi. Il sole non si sopporta e oggi pomeriggio, la partita è alle ore 14 e 30 locali, sarà anche peggio. Zdnenek adesso ha la tuta. «A me non dà fastidio niente, a loro si. Nemmeno hanno dormito». Fuma una sigaretta nel garage del Wrigley Field, lontano dalle telecamere. Venerdì ha dato mezza giornata di riposo al gruppo perché stanco. «Per il viaggio e il fuso, non per quanto fatto in ritiro. Li ho lasciati liberi perché in questi casi si possono fare male». Per la squadra gita in battello nella baia del lago Michigan. Ma ieri doppia seduta. «Perché, anche se sono solo amichevoli, non ci piace fare una brutta figura. Tireremo fuori il carattere. Tireranno. Loro… Speriamo».
Zeman non lascia solo una scia di fumo quando cammina. Semina passione e trasmette convinzione. «Non risparmio nessuno, pensando alla gara con il Liverpool che è dopo tre giorni. Siamo a metà della preparazione. I ragazzi, non essendo abituati, hanno faticato. Ma penso che nello sport bisogna imparare a soffrire. Sono contento di essere a questo punto della preparazione». Darà spazio anche a Castan e Tachtsidis, al debutto in maglia giallorossa contro il Zaglebie Lubin guidato dal connazionale Hapal che era giocatore del Tenerife quando eliminò la Lazio proprio di Zdnenek. «E’ la prima volta che si allenano, è difficile per me giudicare il loro stato di forma. So che Castan ha giocato la finale di Libertadores due settimane fa, vuol dire che sta bene. Tachtsidis si è allenato per conto suo. Io l’ho visto lo scorso anno a Verona, mi ha impressionato, spero che dia soddisfazioni pure a me in questa stagione». Sull’organico non mette fretta alla società. «Siamo in ventiquattro, ma non è un problema di numero. La rosa si può migliorare solo con calciatori più bravi di quelli attuali. Vediamo, ci sono le possibilità». Ha portato tanti giovani con lui negli States. «Il calcio italiano sta perdendo giocatori importanti, ma sono i ragazzi il nostro futuro di questo sport. Per età e motivazione».
È la sua prima volta in America. Esperienza che voleva vivere.«Questo grande paese può trasferire la sua esperienza anche nel modo del calcio. La nazionale statunitense sta facendo bene, si è visto anche ai mondiali, mi auguro che anche il calcio qui possa crescere. E che l’America aiuti pure la Roma nella sua crescita».