(T. CAGNUCCI) – Per ora è meno famoso di quello dell’albero azzurro, anche se nell’immaginario dei tifosi c’è già entrato per la capigliatura a cespuglio. Il nido di José Ridolfo Pires Ribeiro per tutti Dodò qui a Riscone è soprattutto la palestra: il primo giorno ha corso con tutti, sotto la pioggia (dove batte sempre forte il cuore e la pioggia non ci bagna) poi differenziandosi fino a fermarsi, per quella lesione del legamento crociato anteriore sinistro che è una croce dallo scorso novembre. Fu la sua ultima lettera al Corinthians prima di diventare romanista già in Primavera quando di fatto Walter Sabatini lo ha fatto suo: questione di estetica calcistica, ha recentemente detto il diesse. Innamoramenti a prima vista. O in differita, com’è successo con Zdenek Zeman che ieri ad una domanda sul brasiliano mancinissimo ha risposto convinto che «dai video che ho visto su Dodo’ è un grande giocatore. Adesso aspettiamo che si aggreghi al gruppo». Chi c’era assicura che il Boemo non ha speso parole di maniera, d’altronde non lo fa mai.
Al gruppo ieri ancora non si è aggregato, ha fatto fisioterapia perché il ginocchio è un po’ gonfio, fino agli ultimi minuti dell’allenamento pomeridiano quando in tuta s’è messo a guardare la partitella 12 contro 12 (è Zeman bellezza) che ha accompagnato tutti nello spogliatoio. Lì Dodò si è fatto già apprezzare per i suoi modi discreti, il suo fare timido e silenzioso. Da tradizione è quasi sempre con in suoi connazionali (Roma Roma Brasil… era e sta tornando a essere), in camera con il giovanissimo Lucca e ha legato particolarmente con Rodrigo Taddei: sta sempre con l’esterno che gli fa da traduttore.
Oggi, nel pomeriggio della prima partita della seconda Roma di Zeman, sarebbe dovuto essere il giorno delle sue parole, della presentazione ufficiale ai media, ma sul finire dell’allenamento è stato deciso di posticiparla a domani (Totti scala in diagonale a martedì). Di lui finora ci sono soprattutto le parole su Twitter che annunciarono il suo arrivo («il club capitolino ha sempre creduto in me, ci ha scommesso, e mi ha continuato a cercare nonostante il brutto infortunio. È il momento di prepararsi per la nuova stagione ed impegnarmi al massimo per recuperare il tempo perso») il titolo era la cosa più bella: «Nuova vita, forza Roma». Sempre