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IL ROMANISTA I sorrisi e la disponibilità di Rodrigo

Taddei

(F. BOVAIO) – Dopo il via libera di Zeman alla reintroduzione del caffè per i giocatori al termine della settimana della depurazione, il primo di questi a salire sulla tribunetta stampa allestita a ridosso dei campi di allenamento di Riscone è stato Taddei, pronto a gustarsi la rituale tazzina insieme ai presenti. Se per i più giovani di loro (o per quelli alle prime uscite su queste montagne) si è trattato di una piacevole novità, lo stesso non si può dire per i più esperti, visto che Taddei è sempre stato il giocatore più presente al di fuori del campo di allenamento. C’è un evento benefico al quale partecipare? E lui sta lì. C’è una partita amichevole tra i rappresentanti dei tifosi e quelli della stampa? E lui arriva a bordo campo e si siede su una panchina a vederla, calamitando ovviamente l’attenzione dei sostenitori giallorossi, che lo sottopongono al rito degli autografi (su pezzi di carta, agende, sciarpe, cappellini, maglie e quant’altro) e delle foto ricordo. E lui non si tira mai indietro, non si nega a nessuno e accontenta tutti.

Un po’ come faceva ai suoi tempi Bruno Conti, idolo delle folle giallorosse che tra queste montagne potevano toccarlo, abbracciarlo e goderselo a tutto tondo. «Tra i primi doveri di un calciatore professionista c’è proprio quello di non negarsi ai tifosi, che vivono per lui e per la squadra. E’ una sorta di dovere contrattuale, direi, al quale bisogna sottoporsi e che, per quello che mi riguarda, rispetto sempre molto volentieri. Noi siamo quello che siamo anche e soprattutto per l’affetto che ci dà la gente e non dobbiamo mai deluderla» ci disse una volta il grande Bruno proprio da queste parti.

Piccoli particolari, attenzioni speciali verso chi si è sobbarcato un viaggio lungo e anche oneroso solo per stare vicino ai propri beniamini e un modo di pensare dai quali è facile capire cosa significa essere Campione con la “C” maiuscola. Anche Taddei, da quello che abbiamo potuto appurare di persona, la pensa così, visto che in tutti questi anni il suo comportamento non è mai cambiato, sia che in panchina sedesse Spalletti, o che ci fosse Ranieri oppure, adesso, Zeman. Una bella abitudine come quella di soffermarsi a palleggiare in perfetto stile brasiliano al termine di ogni seduta di allenamento deliziando la stampa e i tifosi con i suoi tocchi da giocoliere del pallone, che dimostrano sempre di quanta tecnica lo abbia rifornito madre natura.

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