(C. Zucchelli) – Temperatura oltre i trentacinque gradi, pomeriggio di un qualsiasi giorno lavorativo, assenza dell’acquisto di grido (vedi, ad esempio, Destro). C’erano tutte le premesse perché l’Open Day organizzato dalla Roma fosse una festa solo a metà. E invece così non è stato. Perché i romanisti – grandi, piccoli, donne, bambini, addirittura impiegati che si toglievano la cravatta a ridosso della tribuna Tevere – hanno risposto alla stragrande all’invito della società che ha aperto l’Olimpico per il primo saluto alla Roma di Zeman. Erano quasi in 20mila, riempivano la Sud e buona parte della Tevere, indossavano la maglietta ufficiale (che veniva venduta anche fuori lo stadio con parte del ricavato in beneficenza) ma anche t shirt bianche, copricostumi e, in qualche caso, magliette dedicate a Zeman. Già, il Boemo, autentico protagonista, insieme a Totti, della giornata dell’Olimpico. Vederlo sbucare da sotto la Curva Sud dopo tutto il suo staff, in tuta e polo rossa, con un accenno di sorriso e tanta emozione negli occhi, valeva tutto il caldo di giornata. Sembrava quasi imbarazzato nel ricevere tanto amore, cioè cori e applausi, lui che a Riscone aveva avuto solo un assaggio, seppur importante, di quanto i romanisti fossero felici del suo ritorno. E’ stato il primo a prendere la parola, sotto la Curva, sorridendo quando il microfono si inceppava e aspettando, sereno, che la Sud gli dedicasse i cori. «Sono abituato a questa gente che ci sta vicino – le parole dell’allenatore – Spero che quest’anno noi riusciremo a divertirvi e voi riuscirete a farci vincere». Boato. «Spero che veniate sempre, che ci siate accanto nelle gioie e nei dolori – ha aggiunto – aiutandoci ad andare avanti e responsabilizzandoci per quello che dobbiamo fare. Ora vi lasciamo per una settimana, andremo in America dove speriamo di fare bella figura per la nostra squadra e la nostra città. Poi torneremo a fare calcio sul serio». Si tornerà a sudare, previsto un altro ritiro a Irdning e provare e riprovare quegli schemi che durante l’ora di allenamento di ieri sono stati appena accennati. Era prevedibile, lo scopo della giornata era un altro. Era avvicinare ancora la gente alla squadra, volti nuovi e vecchi. I giocatori si sono ritrovati in mattinata a Trigoria dopo le 24 ore di libertà concesse da Zeman. Tutti le hanno trascorse in famiglie, Totti, ad esempio, al mare, mentre Lamela è andato a cena da Burdisso. In pullman sono andati allo stadio, alle 16.30 sono scesi in campo. Mentre la squadra si cambiava negli spogliatoi, con immagini in diretta sui maxi schermi, il primo a prendere la parola è stato Erik Lamela: «Siamo contenti che ci siano tanti tifosi anche se è solo un allenamento. Quest’anno dobbiamo fare un grande torneo per loro. Faremo il massimo per portare la Roma in alto, penso che questo sarà il nostro anno». Raggiunti i compagni, Lamela si è preparato per l’ingresso in campo. E’ stato tra gli ultimi ad entrare (e all’uscita ha involontariamente pestato un piede ad un tifoso con la sua auto): prima sono entrati i portieri, poi i difensori (ovazione per Nicolas Burdisso, seguito da moglie, figli, cognata e nipoti in tribuna), i centrocampisti (Pjanic il più osannato) e gli attaccanti. Mugugni e fischi per Rosi, José Angel, Borriello e Okaka. Dopo di loro sono entrati i nuovi acquisti. L’oscar per il più spontaneo va a Tachtsidis: «Ancora non ho capito dove sono capitato», quello per il più imbarazzato a Dodò che chiede aiuto allo speaker Vespasiani anche solo per pronunciare «Forza Roma». Già a suo agio, e con un fisico imponente, Leandro Castan: «Sono felicissimo di essere qui e indossare questa maglietta – ha detto in portoghese – E’ un onore portarla visto che l’hanno portata molti brasiliani. Loro hanno lasciato il segno, io voglio fare lo stesso». Si è espresso in italiano invece Michael Bradley: «Darò il cuore per questa squadra e questa maglia. Daje Roma». Dopo la foto tutti abbracciati sotto la Sud e un’altra foto in Tribuna Tevere con i tifosi che indossavano la maglia ufficiale, è iniziato l’allenamento. A bordocampo solo Simplicio, il cui agente aveva trovato l’accordo per la rescissione del contratto poco prima. Una seduta piuttosto blanda quella voluta da Zeman: riscaldamento, circolazione della palla (con la Sud che in sottofondo cantava «Allenamento, ci vuole allenamento») e poi sfida ai rigori sotto la Curva. Da segnalare il palo di Totti (fatto apposta?), l’errore di Taddei col tacco e le parate di Svedkauskas su José Angel, di Stekelenburg su Verre e di Lobont su Dodò. Dopo qualche minuto i giocatori hanno lanciato i palloni – e in qualche caso le maglie – in Curva poi sono rientrati negli spogliatoi. Per loro cena in famiglia e ritrovo in serata a Trigoria, poi stamattina la partenza per gli Usa. Di tournée e di molto altro ha parlato l’osannato Totti, l’ultimo a lasciare il campo: «E’ doveroso per noi essere conosciuti in ogni parte del mondo – le parole del Capitano davanti agli occhi di Baldini, Sabatini, Fenucci e Baldissoni, oltre che a personalità dello sport e del marketing invitate dalla società – Avendo una società americana è un bene farsi conoscere lì». Totti ha poi promesso ai tifosi che la Roma vuole fare«una grande stagione. Dobbiamo onorare la maglia perché questa gente – ha aggiunto, scherzando quando il microfono non ne voleva sapere di funzionare – merita rispetto». Al termine delle parole del Capitano, l’Olimpico si è svuotato. Sono rimasti gli ospiti, è rimasto il direttore commerciale dell’As Roma, Cristoph Winterling, che a Roma Channel si è detto soddisfatto di come la gente abbia risposto: «E’ stata una giornata importante per noi, ringraziamo i tifosi che hanno risposto in maniera impressionante, non ce lo aspettavamo. Il momento più bello, da pelle d’oca, è stato quando abbiamo fatto la foto sotto la Curva. Vogliamo essere sempre più vicini ai nostri tifosi». L’impressione, a giudicare dal successo di ieri, è che ci stiano riuscendo.