(A. Austini) – Non è una prova del nove, come i gol segnati, ma solo il primo mattoncino del cantiere appena aperto da Zeman. La Roma riparte dai giovani e dal 4-3-3 proiettato in verticale nell’amichevole che apre la stagione numero due dell’era americana. A Riscone di fronte ai dilettanti della Val Pusteria il test non può essere attendibile. Per il valore dell’avversario e perché «non ho dato – spiega Zeman – alcuna indicazione ai giocatori».
Qualche segnale sì. Il primo a Totti: secondo il boemo può fare ancora l’esterno. Il capitano è partito a sinistra e si è scambiato la posizione con Osvaldo nel corso dei 45 minuti giocati. Giusto una prova, ma l’idea c’è. L’altro messaggio trasmesso al gruppo si intuisce dalle formazioni schierate nei due tempi e dalle sostituzioni. Zeman ha bisogno di gambe reattive e tanta voglia di applicarsi per imparare in fretta gli schemi. Meglio, quindi, iniziare subito a forgiare il Nico Lopez di turno piuttosto che provare a corteggiare Borriello. La vecchia guardia, ormai ridotta all’osso, è avvertita: l’immagine simbolo è il cambio di Pizarro, Perrotta e Simplicio che entrano insieme nei minuti finali dopo i vari Florenzi, Verre e Bertolacci.
Le eccezioni si chiamano Totti e Taddei, titolari nel primo tempo insieme al ritrovato Burdisso. Nel primo «undici» scelto da Zeman ci sono anche il centrale della Primavera Romagnoli in difesa e il centrocampista Florenzi. Proprio lui è uno dei più brillanti (…) in una squadra che inevitabilmente ha le gambe imballate dopo i primi giorni di duro lavoro a Riscone. Sta bene Pjanic, che ne segna due, si diverte il capitano, prima a sinistra e poi centravanti. Sul gol c’è il suo marchio di fabbrica: il cucchiaio che beffa l’impresentabile portiere della Val Pusteria. È Osvaldo ad avere il miglior feeling con Totti e pure per l’argentino c’è il gusto della prima resta di testa. Il cross è di Taddei, schierato da terzino sulle due fasce e l’unico a giocare più di un’ora. Per lui il tempo non sembra davvero passare mai. Nico Lopez patisce l’emozione e si accende un paio di volte, Greco fa il regista ma ha già la valigia in mano, Josè Angel appare ancora «imbranato» (…).
È una Roma già diversa nell’approccio rispetto al gioco compassato di Luis Enrique. C’è voglia di buttarsi in verticale e sovrapporsi anche se i meccanismi non sono stati ancora provati. Nella ripresa in campo dieci nuovi giocatori, con il promettente Svedkauskas al debutto tra i pali, la difesa affidata ai «vecchietti» Juan e Heinze con Rosi in aggiunta, un centrocampo baby con Bertolacci e Verre insieme a Marquinho, in attacco il tridente con Lamela, Borriello e Bojan. Lo spagnolo è quello che sta meglio, segna un gran gol, ma i suoi movimenti non soddisfano Zeman. L’argentino parte a destra per sfruttare il tiro mancino, peccato che abbia ancora le pile scariche.
Borriello si impegna e alla fine riesce a buttarla dentro ma il contesto non lo agevola. Al termine della gara si è sfogato con i tifosi: «È difficile allenarsi così. Baldini e Sabatini mi hanno detto che non rientro nei loro piani». Vero, con il suo ingaggio sarà difficile rientrare nei piani di chiunque. Borriello è uno dei nove «superstiti» dei ventidue giocatori schierati un anno fa da Luis Enrique nello stesso test contro la Val Pusteria. (…). Ora le cose non sono molto diverse: la Roma si sta ricostruendo. Nella filosofia di gioco innanzitutto, poi negli interpreti. Aspettando il recupero di Dodò e l’arrivo di altri due difensori, toccherà a Bradley e Tachtsidis sistemare il centrocampo. L’attacco sembra a posto. Ma Destro è più di un sogno di mezza estate. Intanto si corre. E pure tanto.