(LUCA MONACO) – “Fa male osservare un pezzo di storia della Roma oltraggiato in questo modo. Dimenticato dalla società sportiva e dalle istituzioni”. Poi lo sguardo di Marco Battisti, 49 anni, tassista, buca la recizione che separa il suo giardino dal centro di quello che una volta, era campo Testaccio. Le pupille si contraggono, insieme a una smorfia di disappunto, quando osserva gli spogliatoi degli arbitri ridotti a una montagna di macerie. Oggi, a ricordare che quella distesa di lamiere roventi, erbacce e bottiglie è stato il primo stadio dell’As Roma (dal 1929 al 1940), resta un adesivo giallorosso incollato sul montante del cancello d’ingresso. E nulla più. Niente che ricordi le gesta di una gloriosa Roma, un lunga stagione che nei dieci anni di attività registrò 103 vittorie e 26 sconfitte su 161 incontri disputati.
Il degrado dell’impianto sportivo di via Zabaglia è legato al fatto che quattro anni fa sono partiti i lavori per la costruzione di un parcheggio sotterraneo da trecento posti. La ditta che ha vinto l’appalto, si è impegnata anche a ripristiniare il campo da gioco, in concessione all’As Testaccio calcio dal 1968. “L’opera avrebbe dovuto concludersi nel 2011 – spiega il delgato allo Sport del Comune, Alessandro Cochi – ma ci sono stati dei rallentamenti legati all’argamento delle fognature di competenza dell’Acea. Ora la Sovrintendenza ai beni archeologici ha tre mesi di tempo per le verifiche, prima di rilasciare il nullaosta. Il parcheggio sarà pronto non prima di un anno e mezzo”. Nel frattempo, i cittadini protestano.
“È assurdo che il campo storico della Roma sia abbandonato in questo modo – attacca Fabrizio Grassetti, il presidente dell’Associazione tifosi romanisti (68mila soci, 320 club sparsi nel mondo) – la memoria storica è una cosa importante. Chiedo alla Roma e al Comune di restituire ai tifosi e al quartiere, un luogo simbolo del calcio romano. Magari, allestendo un museo”.
Si arrabbia Grassetti, ripensa ad Amadeo Amadei che fa gol al Bologna nella prima giornata del campionato ’40-41. Oppure al bomber Rodolfo Volk. Alla folla di Testaccio che batte con i piedi sulle tribune di legno, per intimorire gli avversari. E invece le tribune sono quasi invisibili, infestate dai rovi. Il centro del campo è una conca di sassi e materiali da cantiere. La visuale dei passanti, oltre il cancello d’ingresso, si perde in una distesa di bottiglie, sacchi della spazzatura, vestiti abbandonati. Chissà da chi. Chissà da quanto tempo.
Il problema, per Lorenzo Contucci, avvocato, “è che oggi paghiamo lo scotto di decenni di oblio. E poi, a nessuno verrebbe mai in mente di costruire dei parcheggi sotto il Colosseo”. Sotto campo Testaccio sì. Con buona pace della storia, e della tradizione.
Fonte: Repubblica.it