(L. Valdiserri) – Le due amichevoli in Stiria, contro boscaioli e allevatori, hanno rimpinguato il bilancio. Non c’è da suonare la marcia trionfale dell’Aida, ma i numeri restano numeri e, in attesa dell’ultima amichevole prima dell’inizio del campionato (domenica 19, all’Olimpico, ore 20.45 contro l’Aris Salonicco), quelli della Roma dicono: 8 partite, 8 vittorie, 40 gol segnati e 3 subiti. Quanto meno Zeman, potrà contare su un gruppo pieno di entusiasmo.
DIFESA – Stekelenburg si è visto pochissimo: prima le vacanze (dovute) post Europeo, poi un affaticamento muscolare e infine la partenza anticipata da Irdning. Per doti, età e costo (7 milioni un anno fa) resta il titolare, ma Lobont ha guadagnato posizioni con un ritiro in cui è stato sempre presente e molto partecipativo. In attesa del terzo centrale (si è tornato a parlare di Rolando, del Porto) da segnalare la promozione a titolo definitivo di Alessio Romagnoli (classe ’95), il pronto inserimento di Leandro Castan e la precisazione che il tecnico boemo ha fatto sulle parole di Ivan Piris, che aveva detto di non spingere molto perché vedeva Balzaretti sempre molto alto dall’altro lato: «Dipende dalla situazione. A Pescara abbiamo segnato gol con il terzino destro che ha crossato per quello sinistro». Molto zemaniano.
CENTROCAMPO – Sembra il reparto più assortito. Tachtsidis – anche se macchinoso – ha piede educato e capacità di verticalizzare come vuole Zeman. Bradley, prima di uno stop di cinque giorni, si era ben inserito e si giocherà un posto da titolare con Florenzi, forse il migliore di tutto il ritiro. L’esperimento con Tachtsidis e De Rossi insieme, contro il Liezen, non ha funzionato. Pjanic sembra destinato a diventare il centro del gioco («È un ragazzo che capisce subito», dice Zeman), ma non è la stessa cosa giocare alle spalle di Destro (che cerca sempre la profondità) o di Totti (che arretra spesso a prendere la palla proprio nella zona del bosniaco). Avere tante varianti può essere sia un vantaggio che il sinonimo di confusione.
ATTACCO – Zeman, di solito, non è prodigo di complimenti. Per Osvaldo ha fatto due volte eccezione. Prima ha detto che è «un giocatore importante, un titolare» e poi che è «una forza della natura». Sembra un messaggio subliminale alla dirigenza: non si deve cadere in tentazione, anche se Stramaccioni ha chiesto a Moratti proprio l’italo-argentino come vice-Milito. Le squadre di Zeman sono famose per la fase offensiva e perciò necessitano di attaccanti bravi e numerosi. Totti, nella stagione scorsa ha segnato solo 4 gol su azione (e 4 su rigore), Lamela 4 gol in tutto, Nico Lopez non ha giocato nemmeno un minuto in serie A e Bojan è rimasto un incompiuto. Borini ha fatto le valigie e, perciò, accanto a Destro c’è solo Osvaldo che può garantire 20 gol a stagione. Venderlo e cercare un sostituto alla sua altezza rischierebbe di costare più di quello che si incasserebbe. Oltre a rafforzare una diretta concorrente