(R.Maida) – Adesso bisogna resistere a una tentazione: credersi troppo bravi. La Roma chiude la preparazione con otto vittorie su otto amichevoli, un filotto mai visto. Nemmeno ai tempi del primo Zeman. E’ tutto anche troppo bello. Ma sarebbe un grave errore illudersi: gli avversari erano comodi, compreso il Liverpool che a Boston ha giocato senza una decina di titolari. Il Catania, primo avversario stagionale, è probabilmente più forte di quel Liverpool. E forse anche dell’Aris Salonicco, che giocherà all’Olimpico domenica prossima. Quindi, vanno bene l’ottimismo e una certa autostima. Ma la verifica sulla consistenza della Roma avverrà soltanto il 26 agosto, al debutto in campionato.
I giocatori, adesso, devono soltanto metabolizzare il nuovo calcio, evitando di pensare ai risultati e anche agli infortuni da sovraccarico (Totti, Bojan, per non parlare di Dodò). Semmai possono prendere atto delle indicazioni positive arrivate da Irdning.
Destro si trova a suo agio come esterno (ieri tripletta) e anche come centravanti, Totti prima di lasciare l’Austria sembrava pronto a calarsi nel ruolo old style, Balzaretti è una garanzia confermata, Castan e Burdisso sono molto compatibili come coppia difensiva, lo stesso Piris ha mostrato i presupposti di un ottimo terzino. Per il resto, calma. I gol non contano, anzi sono allucinogeni se non vengono replicati con frequenza nelle partite vere.
Sarebbe stato meglio mettersi alla prova attraverso test impegnativi, a costo di incassare qualche schiaffo d’agosto? Non ci sarà mai la controprova. Zeman ha preferito così, per rinforzare la coesione tra i giocatori, per insegnare i suoi sistemi di lavoro, privilegiando la formazione atletica e tattica – ventidue giorni di ritiro in totale – ai verdetti agonistici. Se la società si fida del suo allenatore, ha fatto bene ad assecondarlo. La squadra faccia lo stesso.