(Corriere dello Sport) – Il principio delle offerte è sempre molto ambiguo: basta una telefonata, un sms, oppure serve un fax ufficiale per trasformare un concreto interessamento in una proposta vera? Su questa incertezza hanno giocato i protagonisti della vicenda De Rossi per allontanare il sospetto di un possibile trasferimento al Manchester City. Da ieri molto meno probabile, per non dire impossibile.
L’ASSALTO – Dall’Inghilterra però assicurano che lunedì sera sia partita una lettera con la promessa di 25 milioni di euro per De Rossi. Firmata con la carta intestata del City. A Trigoria smentiscono: «Non ci hanno inviato nulla». Questione di ritardi telematici, forse: prima o poi questo fax arriverà a destinazione, imponendo una risposta ufficiale (negativa). La verità è che Mancini non molla, crede ancora di poter convincere la Roma a cedere. Se non a 25 milioni, entro i 30. Anzi, prima della festa di domenica all’OIimpico un dirigente inglese era pronto a volare in Italia a discutere i dettagli del contratto con Baldini, una volta riscontrata la disponibilità del manager di De Rossi a trattare.
LE POSIZIONI – Ma De Rossi ha passato da subito la palla alla Roma. Non ha mai chiesto di andare via e ha saputo che nessuno ha offerto 40-50-100 milioni, come ha confermato nella precisa conferenza stampa di ieri. Se a Trigoria avessero ricevuto la proposta irrifiutabile, il problema si sarebbe posto. E probabilmente la Roma avrebbe ceduto, a malincuore. Ma non potevano essere i 20 milioni di cui si parlava la settimana scorsa, e nemmeno i 25 del rilancio delle ultime ore con tanto di offerta scritta, a cambiare i programmi della coppia Baldini-Sabatini.
CIAO – Sembra davvero finita, insomma. De Rossi anche stavolta, come a febbraio quando rinnovò il contratto, ha rinunciato a un cospicuo aumento di stipendio (da 6 a 8 milioni netti, anche se con un anno in meno di contratto) per assecondare il piano di crescita della Roma. Avrebbe probabilmente accettato di andare al Manchester City, se la Roma gli avesse comunicato la necessità di venderlo. Ma non è mai successo. Meglio così, anche per il prestigio del calcio italiano.