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CORRIERE DELLO SPORT «Giù le mani da De Rossi»

De Rossi sotto la curva

(S.Di Segni) – E adesso provate a descrivere allo sceicco la faccia di Daniele De Rossi, quando sbuca dal tunnel che sfocia sotto la Sud e un’ondata d’amore lo avvolge e si batte sul pressing del Manchester City. Raccontate pure, al Paperone arabo, le parole con cui Matteo Vespasiani, lo speaker dell’Olimpico, ha presentato il centrocampista di Ostia assieme ai volti nuovi, Balzaretti, Piris e Destro: «C’è chi veste la maglia della Roma per la prima volta e chi la vuole vestire per sempre. L’hanno cercato da tutte le parti del mondo, lui ha scelto la Roma e sarà così sempre». Sono le 20.03, Ladies and Gentlemen accorsi all’amichevole con l’Aris Salonicco, ecco a voi Capitan Futuro.

GIU’ LE MANI – A Roberto Mancini, magari, edulcorate il messaggio intonato dai tifosi giallorossi, una gentile esortazione a mettere l’anima in pace e rinunciare al loro simbolo («‘taccate ar…»), mentre il romanesco scritto su carta può essere tranquillamente riportato così com’era: «Danie’ nun ce lassà», «De Rossi non si tocca». Lui, l’uomo le cui sorti tengono di nuovo in ansia il popolo romanista, è un bambino con gli occhi che brillano. Così Daniele sfila davanti alla sua gente, salta, applaude e sottoscrive a gesti una volta ancora quell’idea: la Roma per sempre.(…)

VOGLIA DI ROMA – E’ una notte speciale, quella dell’Olimpico. «Siete circondati», è un’implorazione ad aprire i cancelli che parte dalla folla, è un vento di passione e uno splendido avvertimento: saranno 35 mila sugli spalti. Sventolano le bandiere, il primo «forza Roma» che si alza è da brividi, come il boato che accoglie Zdenek Zeman e Francesco Totti. I giocatori entrano alla spicciolata sulle note di Sweet child o’mine, i Guns ‘n Roses accompagnano la marcia. Fuori, intorno all’ex ostello della gioventù, c’è una fila che fa spavento, quando mancano pochi minuti al fischio di inizio: i consigli del club di evitare la corsa al biglietto dell’ultima ora sono andati sprecati, c’è un esercito in infradito con la faccia abbronzata, il mare se lo sono tenuto stretto fino all’ultimo ma la prima uscita nella Capitale della seconda Roma di Zeman è un richiamo irresistibile. (…)

L’EFFETTO – Nei giorni scorsi la società sperava che la festa fosse utile a caricare soprattutto gli ultimi arrivati, il risultato è nello sguardo fiabesco di Mattia Destro e nella gloria finale per Dodò. «O calor da torcida», per dirla con Leandro Castan, non accenna a diminuire, in campo è scende tutta la hit parade dei canti, compreso il più classico dei cori rivolto ai cugini laziali. Le trame studiate da Zeman, poi, regalano altri sussulti: il gol di Osvaldo ricorda a tutti che la macchina è stata costruita per divertire e fare male agli avversari, così il nome del boemo viene scandito ancora; gli applausi di incoraggiamento rivolti a Stekelenburg raccontano la generosità dei romanisti. Dopo un’ora di gioco escono Totti e De Rossi: ovazione multipla. Dalle tribune invocano altre firme sul tabellino, arrivano quelle di Bradley e Destro a sancire la vittoria. Mentre il match volge alla fine, la notte di De Rossi e della Roma non ne vuol sapere. Raccontatelo allo sceicco Mansour.
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