(L. Ferrajolo) – Zeman è tornato, la Roma non ancora. Il piccolo Lopez le ha evitato un tonfo clamoroso. Al ragazzino son bastati sei minuti per far capire chi è e salvare i compagni da un ko imbarazzante: entrato nel finale, in pieno recupero ha bruciato il secondo vantaggio del Catania con una prodezza che la dice lunga sulle sue qualità: pallonetto su Alvarez e sinistro velenoso. Un lampo. Evitato il ko, d’accordo, ma l’impressione complessiva non cambia: la Roma non c’è. Almeno per ora. C’è eccome il Catania che non ha cambiato pelle rispetto all’ anno scorso, si difende con ordine, è bravissimo nel ripartire e con Gomez combina sfracelli. Ne sa qualcosa la difesa romanista, che oltre a subire due gol, se l’è vista brutta in altre occasioni, salvandosi con Stekelenburg e proprio allo scadere con l’aiuto della traversa. I tagli improvvisi, veloci, dei tre attaccanti siciliani, la capacità di ribaltare il gioco rapidamente ha sottolineato i meriti del Catania e gli attuali limiti della Roma.
E’ comprensibile che questa non sia ancora pronta ed è già tanto che Lopez abbia evitato uno choc agli oltre cinquantamila, accorsi allo stadio con la passione di una finale Champions. E invece non solo non c’è ancora traccia della mano di Zeman, ma più semplicemente la squadra ha giocato su ritmi troppo lenti, senza sfruttare gli out, e lasciandosi infilare in contropiede, per colpa di un centrocampo lento nel rientrare e proteggere la difesa. Anche sul piano individuale, molti ancora sotto tono, compreso Totti, che, sbaglieremo, ma messo lì sulla fascia, resta ai margini, gioca meno palloni, viene chiuso facilmente dai raddoppi degli avversari. In questo quadro ancora confuso e deludente, i due capolavori di Osvaldo e Lopez, due perle con cui hanno pareggiato prima il gol di Marchese e poi quello di Gomez. La Roma non ha avuto nemmeno fortuna perchè su entrambi i gol dei siciliani c’è l’ombra vistosa di due fuorigioco non rilevati da De Marco (in pessima forma) e dai suoi collaboratori. Dei nuovi bene Castan, da rivedere Piris che si è perso clamorosamente Gomez sul raddoppio del Catania, male anche Balzaretti che può dare di più. Ma d’altra parte, salvo Stekelenburg, Osvaldo e il ragazzino, tutti devono dare molto di più.
VANTAGGIO CON MARCHESE – L’attesa palpitante di uno stadio strapieno, da finale di Champions, probabilmente ha tirato un brutto scherzo alla Roma. Lenta e confusa, nel primo tempo, come paralizzata, si è fatta maltrattare un po’ da un Catania perfetto nella sua semplicità e nella sua efficacia. E infatti il Catania è passato in vantaggio 63 of 202 dopo 28 minuti, sia pur con un gol di Marchese segnato in fuorigioco: punizione dal limite, palla ad Almiron, tiro deviato involontariamente da Osvaldo con qattro del Catania oltre la linea, tra cui Machese che non ha sbagliato. Va detto che il vantaggio è parso però più che meritato. Già prima, un paio di volte il Catania ha sfiorato il gol, prima con una punizione di un ispiratisimo Almiron, quindi con una deviazione di Barrientos, che si è schiantata sulla faccia del povero Castan. Subito il gol, la Roma quattro minuti dopo ha avuto la possibilità di pareggiare, ma Lamela da pochi passi ha battuto al volo colpendo quasi sulla linea Osvaldo, che così ha involontariamente salvato il Catania. Sul finire, bravo Stekelenburg nell’evitare il raddoppio dei siciliani, con un’uscita implacabile su Gomez, solo in area.
PRODEZZA DI OSVALDO – La ripresa è incominciata con una Roma più sveglia e arrembante. Dopo tre minuti, Osvaldo non ha avuto fortuna: ha incornato bene, centrando in pieno il palo. Ma al 14 si è ripreso tutto con gli interessi. De Rossi dal limite ha fintato il tiro poi ha cercato Osvaldo, che in mezza rovesciata ha infilato dritto l’incrocio. Più o meno il gol capolavoro di Firenze che l’anno scorso gli fu ingiustamente annullato. Ma al 24 il Catania è tornato in vantaggio con un contropiede implacabile: Lodi (in fuorigioco) ha pescato Gomez solo sulla sinistra e l’argentino questa volta non ha fallito, facendo secco Stekelenburg. Zeman ha inserito prima Florenzi e Marquinho e a cinque minuti dalla fine il piccolo Lopez. Tropo bravo il ragazzino: su un lancio di Bradley, ha domato il pallone, ha saltato Alvarez con un pallonetto e sempre di sinistro ha battuto Andujar. Una prodezza che in parte cancella la delusione dei romanisti.