(M.Cannone) – Sbarca oggi a Roma Marcos Aoas Correa, detto Marquinhos. Ha 18 anni, arriva in prestito dal Corinthians, dove ha accumulato 15 presenze in prima squadra. Campione sudamericano Under 17 con il Brasile, quarto al Mondiale nella stessa categoria nel 2011, Marquinhos era già un pezzo pregiato del mercato. Se lo è assicurato la Roma.
Marquinhos, lei è abituato a bruciare le tappe, ma si sente pronto per questa avventura a soli 18 anni?
«Conquisterò il mio spazio giorno dopo giorno, sono pronto. Ho avuto un’ascesa rapida nel calcio. Voglio che la Roma diventi la mia squadra per anni, come è stato per grandi centrali come Aldair, Zago, Juan. È una scuola per noi brasiliani».
Ha parlato con Castan?
«Leandro Castan è stato fondamentale per convincermi a scegliere la Roma. Ha parlato molto bene della squadra, dei suoi brasiliani, della società, della cultura italiana. Ci siamo scambiati messaggi su twitter. Abbiamo giocato insieme tre o quattro volte nel Corinthians».
Chi è il suo idolo?
«Il mio modello, come per molti ragazzi brasiliani che giocano in difesa, è Thiago Silva. Il mio stile è simile al suo. Non sono molto alto (1,80 m, ndr), ma ho velocità e una buona visione di gioco. Mi trovo un po’ a disagio nel contatto diretto con gli avversari più forti fisicamente. Proverò ad adattarmi. Posso giocare in tutta la difesa, ma mi concentro di più sul ruolo di centrale».
Cosa vorrebbe visitare di particolare a Roma?
«Voglio andare subito in Vaticano. Sono cattolico. Leggo la Bibbia nello spogliatoio. Prima delle partite mi piace anche ascoltare musica».
Lei è di famiglia povera, vero?
«Non dico proprio povera, ma abbiamo avuto delle difficoltà. Oggi riesco a dare più tranquillità ai miei cari dopo tanta lotta e sacrifici. Marcos, mio padre, viene con me a Roma. E presto credo che ci sarà anche mio fratello, Luan Aoas, che è stato giocatore, ha fatto dei provini all’Atletico Madrid e all’Udinese. Ora mi aiuta a gestire la carriera insieme a papà. Forse più avanti verranno anche mia madre e le mie tre sorelle».
Segue il campionato italiano?
«Lo vedo in tv, come la Premier League. Mi piace di più il calcio italiano, veloce, adatto al mio stile, più piacevole di quello inglese, chiuso con troppe marcature. Non ho avuto occasione di vedere la Roma però ho già chiesto dei dvd della squadra per non farmi trovare impreparato. Sarà una delle prime cose che farò in Italia oltre ad imparare l’italiano. Mi piace tanto la pasta. Sto già cercando dei ristoranti dove andare».
Trasferirsi all’estero è stata una decisione difficile?
«Sinceramente, all’inizio non è che mi entusiasmasse l’idea di lasciare il Brasile troppo giovane. La Libertadores non era finita e c’era la prospettiva di giocare il Mondiale per club. Poi con lo sviluppo della trattativa la voglia di andarci è cresciuta. La stima di Zeman è stata determinante per me».