(A.Grandesso) – Dal Monaco a Montecarlo. Claudio Ranieri riparte dalla squadra che negò al suo Chelsea nel 2004 la finale di Champions League contro il Porto di Mourinho e forse una svolta alla carriera. Ma l’ex allenatore dell’Inter è stato uno dei pionieri italiani all’estero, predicatore del verbo di Coverciano, anticipando quella che oggi è una moda forse per necessità. Ranieri al Monaco suona bene, non solo per coincidenze di omonimia.
Per lei una rivincita?
«Destino. Il Chelsea quell’anno era un cantiere, ma arrivammo nel top 4 europeo. E lo stadio di Montecarlo mi porta fortuna, perché due mesi dopo quella semifinale ci vinsi con il Valencia la Supercoppa europea proprio contro il Porto anche se Mourinho era già al Chelsea».
Lei peró è abituato a guidare squadre di prestigio.
«Ho accettato un progetto ambizioso che vuole riportare il Monaco ai vertici. E comunque, le grandi le ho allenate o troppo presto o troppo tardi. Quando arrivai in Spagna, nessuno conosceva il Valencia. Il Chelsea si è fatto un nome arrivando in semifinale di Champions. In Italia, ho preso la Juve agli albori dopo la B. La Roma invece era a fine ciclo, come l’Inter».
Oggi parte da zero.
«E’ un po’ come quando portai il Cagliari dalla C in A. O centrai la promozione con la Fiorentina, vincendo poi Coppa e Supercoppa italiana. O con il Valencia: da metà classifica arrivammo in Champions e vincemmo la Coppa del Re. A me è piace costruire. Ce l’ho nel dna».
Scopre un nuovo calcio, considerato di secondo piano.
«La Ligue 2 è un bel campionato, squadre veloci, offensive. Conta il campo non i titoli sui giornali. Noi italiani pensiamo che la Serie A sia la migliore. Non lo è più. E anche la Francia può sorpassarci se continuano a investire come qui o a Parigi».
Lei è stato spesso lontano dall’Italia. Com’è oggi vista da fuori?
«A fine ciclo. Ma noi italiani sappiamo sempre tirare fuori il coniglio dal cilindro. Lo ha fatto anche Prandelli con un Europeo meraviglioso. Dobbiamo solo ringraziarlo».
Come vede questa Serie A?
«La Juve spicca su tutti anche se la questione Conte non è facile da risolvere. Poi ci sono sempre Inter e Milan, il Napoli sta crescendo molto. E attenzione alla Roma che può essere la vera sorpresa».
L’Inter, affidata al giovane Stramaccioni, è un capitolo chiuso?
«Quando vado via è sempre capitolo chiuso».
Lei è di nuovo all’estero. Ma andare via oggi è di moda: Ancelotti, Capello, Mancini, Spalletti, Lippi, Di Matteo, Zola.
«Quella di Coverciano è una grandissima scuola. Prima a girare erano gli altri. Adesso tocca a noi. Fa bene anche Lippi in Cina. In Di Matteo e Zola mi ci rivedo da giovane. Cercano noi italiani perché siamo pragmatici, organizzati».
L’Italia perde gioielli come Verratti a Parigi, si è parlato di Capuano al Monaco.
«Solo voci di mercato. I nostri ragazzi dovrebbero maturare prima di partire ma reputo Verratti davvero interessante e potrebbe far bene perché a Parigi c’è un allenatore italiano».
Anche lei pescherà in Italia come fa il Psg?
«Se c’è l’opportunità».
Il Monaco è considerato già l’avversario diretto del Psg.
«Oggi ci focalizziamo sul nostro torneo. Costruiamo con giovani e voglio che questa squadra sia bella con un’impronta italiana nel gioco. Anche per questo c’è Raggi. Fatti i muri, ci metteremo quadri e belle piante».
Questo Psg con Ibra, Lavezzi, Thiago Silva, può vincere tutto e subito.
«Il calcio è semplice. Per vincere a certi livelli un buon allenatore deve avere un presidente che prenda i giocatori migliori. Vale anche per noi in B, dove siamo la squadra da abbattere».
Jean Claude Blanc, suo dirigente alla Juve, adesso fa il dg del Psg.
«No comment».
E con il francese come va?
«Ancora zero zero carbonella. Ma un po’ alla volta…».